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Consiglio di Federforeste: Eudr e le Linee Guida del Registro pubblico dei Crediti di Carbonio

14 Mar 2024

Il 14 marzo sc. si è riunito il Consiglio Nazionale di Federforeste. All’ordine del giorno 2 argomenti hanno fatto da padrone: il Regolamento UE 2023/1115 (EUDR) e le Linee guida per l’istituzione del Registro pubblico dei Crediti di Carbonio.

Dopo una illustrazione dei contenuti dei due documenti si è passati ad una attenta analisi delle ricadute a carico della base associativa. Per quanto riguarda il Regolamento EUDR non è sfuggita l’importanza degli obbiettivi posti in evidenza quali ridurre al minimo il consumo nell’UE di prodotti provenienti da catene di approvvigionamento associate alla deforestazione o al degrado forestale a livello globale ma in egual misura si è anche evidenziato che In Italia la superficie forestale rappresenta il 34,4% pari a 9.165508 ha (dati dall’inventario forestale nazionale), con un aumento del 4,9% negli ultimi 10 anni. Quindi in Italia è il bosco che avanza a scapito delle attività agricole e non viceversa come indica la mission del Regolamento.

Inoltre, in Italia il prelievo avviene solamente dal 18,4% al 37,4% della ricrescita annuale a fronte del 62/67% degli altri Stati Europei. Per il settore gli scambi commerciali interni, perdurando la situazione su descritta, andrebbero a collocare l’Italia in un “grado di rischio” non solo minimale ma fuori da una classificazione di rischiosità.

Dal momento che il settore forestale ha ampiamente constatato gli effetti del Reg.995 EUTR non si può non evidenziare come il testo del nuovo regolamento segni un’inasprimento delle procedure relative alla dovuta diligenza che sempre più rappresentano uno strumento di tracciabilità del prodotto “interno” anziché al controllo di prodotti importati.

La diversità di sviluppo del settore forestale nelle diverse regioni, rappresenterà un limite nello sviluppo di tante imprese forestali che, tenuto conto degli obblighi previsti dal regolamento, avranno certamente difficoltà nel rispettare quanto previsto (naturalmente a livello amministrativo).

Pur condividendo la volontà di impedire la commercializzazione di produzioni derivanti da attività “illegali”, è evidente come tutto quanto attiene gli elementi di controllo sia a carico dei produttori (operatori), che devono caricarsi degli oneri di raccolta, controllo e archiviazione della documentazione, per renderla disponibile alle autorità competenti; e questo in aggiunta alle procedure che già aggravano il settore, per l’utilizzo dei boschi (autorizzazioni controlli della forestale, vincoli, ecc.).

L’analisi è poi proseguita su alcuni articoli specifici evidenziando la necessità di una rivisitazione del testo.

Per quanto riguarda le Linee Guida pur esprimendo una condivisione di massima in merito al documento proposto, si auspica di procedere speditamente verso l’istituzione dell’atteso registro nazionale ma si evidenzia come la cessione dei crediti possano rappresentare una integrazione del reddito a favore dei proprietari forestali e le loro aggregazioni e agli imprenditori forestali a cui sia stata affidata la gestione forestale. Nella discussione è prevalso comunque l’intento di valutare i benefici diretti delle transazioni ma anche come evitare appesantimenti burocratici forieri di aumenti di costi.

A fine 2022 i boschi certificati hanno raggiunto quota 925.609,96 dagli 892.609,63 ettari del 2021 con un incremento di 33.000 ettari, pari al 3,7% in più. Sono 14 le regioni che hanno almeno una foresta certificata, con il Trentino Alto Adige che conferma la superficie più vasta (556.147,9 ettari), seguito da Friuli Venezia Giulia (95.163,98 ettari) e Veneto (76.294,05 ettari). Sono numeri importanti anche se ancora insufficienti rispetto all’intero patrimonio forestale nazionale. Lo sforzo comune del mondo forestale è di aumentare tale ettaraggio certificato. Se però dal punto di vista burocratico le aziende attualmente certificate e quelle che si certificheranno saranno sottoposte ad una duplicazione di adempimenti e di documentazione si cade nella fattispecie di decurtazione del reddito aziendale per carico eccessivo di costi a carco delle aziende. Si auspica pertanto di uniformare gli adempimenti OCE con quelli atti alla certificazione sostenibile forestale.

Inoltre si è evidenziato come il Documento di progetto forestale (DDP) preveda l’assunzione, per un periodo non inferiore ai 30 anni, di impegni silvo-ambientali addizionali alle baseline di riferimento per la realizzazione di attività di gestione forestale sostenibile.

Un impegno per 30 anni, in un mondo caratterizzato da rapidi e profondi cambiamenti sembra poco praticabile. In particolare per le attività di antincendio e di prevenzione dai danni biotici tipo bostrico. Si auspica l’introduzione di una flessibilità di sistema atta a ricomprendere tali situazioni eccezionali.

In ultimo ci si è soffermati sul buffer variabile da 15 a 40% definito in base all’analisi del rischio. In pratica si dice che trattasi di una quota di crediti che non vengono venduti. Non si comprende perché il buffer non può essere utilizzato per il finanziamento delle attività di ripristino della fissazione di carbonio per lo meno a fine ciclo dei 30 anni. Questa osservazione è sempre in linea con la ricerca del reddito integrativo all’attività forestale.

Nel chiudere l’intensa mattinata il Presidente Biso ha invitato i consiglieri a ulteriori approfondimenti delle materie dichiarando la piena disponibilità ad un lavoro di sintesi e ad un invio delle osservazioni emerse presso le sedi competenti ministeriali.

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