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Castagne, frena l’import ma bisogna rilanciare la produzione nazionale

6 Apr 2016

 La grave situazione determinata dall’infestazione di cinipide e dall’andamento climatico non favorevole delle ultime annate nei castagneti italiani ha portato in questi anni ad una forte riduzione della produzione, oscillante in molti territori tra un -50% ed un -90%, ed al “boom” delle importazioni di castagne che spesso, magicamente, sono diventate italiane.

La lotta al cinipide ha però incominciato a dare i suoi frutti in molte regioni, con una ripresa della produzione, anche se la situazione è ancora lontana dall’essere risolta. E’ positivo che, a fronte dell’aumento produttivo, risulti in frenata l’andamento delle importazioni di castagne, ma non basta. Infatti il livello degli arrivi dall’estero si è sì riportato al di sotto del dato 2013, ma rimane comunque superiore di quasi 5 volte rispetto al livello del 2010. 

Le castagne importate arrivano principalmente dalla Spagna (11,5 milioni di chilogrammi), dal Portogallo (8,9 milioni di chilogrammi), dall’ Albania (3,0 milioni di chilogrammi), dalla Turchia (2,4 milioni di chilogrammi). Non sono noti invece i dati relativi alle importazioni di farina di castagne, perché non esiste un codice doganale specifico, ma solo un codice relativo alla farina ottenuta da frutti di diverse tipologie.

Il castagno riveste una rilevanza economica e sociale notevole in molte aree collinari e montane del nostro Paese, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico, oltre a rappresentare la memoria fisica di un tempo in cui non ci si poteva permettere il pane. La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago, determinando un ulteriore indotto economico.

L’habitat del bosco di castagno risulta poi fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti. Per queste motivazioni è necessario che le istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne e dei derivati per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane. Serve inoltre un codice doganale specifico per la farina di castagne, in modo da poterne monitorare i flussi e l’obbligo di etichettatura di origine per i derivati a base di castagne.

 

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