L’Assemblea di Federforeste riunita a Bologna il 6 Luglio sc. ha analizzato il Trattato Ceta con un occhio attento alle ripercussioni per il settore Forestale. In premessa è opportuni ricordare che il CETA è un Trattato di libero scambio tra Canada e Unione europea approvato il 15 febbraio 2017 dal Parlamento europeo, firmato il 30 ottobre 2016 e attualmente in fase di ratifica in Italia.
Con il CETA, il CANADA e l’UNIONE EUROPEA si impegnano a:
procedere alla progressiva liberalizzazione degli scambi;
avviare un’attività di riduzione o soppressione reciproca dei dazi doganali;
assicurare l’astensione dall’adozione o dal mantenimento in vigore di divieti o restrizioni all’importazione o all’esportazione delle merci.
In realtà il CETA introduce sostanzialmente un meccanismo di deregolamentazione degli scambi e degli investimenti che non giova alla causa del libero commercio e pregiudica in modo significativo la qualità, la competitività e l’identità del sistema agricolo nazionale e la sicurezza dei consumatori.
1 – COMPETITIVITA’ DELLE IMPRESE: con l’eliminazione dei dazi si crea un uniforme piano di scambio ed una comune piattaforma di competizione tra le imprese agricole europee e nordamericane, avvantaggiate dalla enorme dimensione industriale, dalla ridotta incidenza di regole e diminuiti costi di produzione conseguenti ai bassi standard produttivi e di sicurezza imposti per legge
2 – TUTELA DEI LAVORATORI: nel CETA non vi è nessuna clausola che comprenda il tema dei diritti dei lavoratori e, anzi, si stima una perdita di 230.000 posti di lavoro
3 – SICUREZZA ALIMENTARE: il CETA introduce l’applicazione del principio di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie che consentirà ai prodotti canadesidi non sottostare a nuovi controlli, dimostrandone l’equivalenza con quelli commercializzati dalla controparte. Tale meccanismo risulta rischioso per la salute e per i consumatori, considerando che in Canada sono impiegate un numero rilevante di sostanze attive vietate in Unione europea, tra cui, a titolo di esempio, il glifosato in fase di pre-raccolta del grano. Inoltre, in Canada vi è un diffuso impiego di ormoni negli allevamenti, non consentito in Italia
4 – MADE IN ITALY: all’Italia sono riconosciute appena 41 indicazioni geografiche a fronte di 291 Dop e Igp registrate; con la rinuncia alla tutela delle restanti 250 ed impatti gravissimi sul piano della perdita della qualità del nostro made in Italy. Non si impedisce l’uso in Canada di indicazioni analoghe a quelle riconosciute e, ad esempio, si potrà vendere “prosciutto di Parma” canadese, in coesistenza con quello DOP italiano. Inoltre, si consentono le “volgarizzazioni” legate ai nomi dei prodotti tipici dell’italian sounding (ad esempio, il Parmesan) e la convivenza sul mercato con le denominazioni autentiche dei nostri prodotti. Ancora, per alcuni prodotti (asiago, fontina, gorgonzola) è consentito in Canada l’uso degli stessi termini, accompagnato con “genere”, “tipo”, “stile”
5 – TRASPARENZA DEL MERCATO: la combinazione del principio della «fabbricazione sufficiente» con il criterio del codice doganale rende, di fatto, impossibile l’evidenza dell’origine del prodotto con pregiudizio, in particolare, per la produzione nazionale di frumento
6 – TUTELA DEI CONSUMATORI: l’abbattimento istantaneo e quasi totale dei dazi attiva significativi flussi di importazione competitiva sotto il profilo dei prezzi, ma con scarsi standards qualitativi e di sicurezza, a fronte della mancanza di un sistema di regole che tuteli i consumatori e che assicuri evidenza e trasparenza sull’origine delle materie prime
7 – TUTELA DELL’AMBIENTE E PRINCIPIO DI PRECAUZIONE: nel CETA manca il riferimento alla portata vincolante del principio di precauzione che, in Europa, impone una condotta cautelativa nelle decisioni che riguardano questioni scientificamente controverse circa i possibili impatti sulla salute o sull’ambiente In sostanza, viene riaperta la vicenda della coltivazione e del libero commercio di organismi geneticamente modificati
8 - SOVRANITÀ NAZIONALE: il sistema di risoluzione delle controversie a beneficio degli “investitori del Canada” contro gli Stati membri e l’Unione europea in influenza le condizioni essenziali per l’esercizio della sovranità nazionale, il principio di uguaglianza ed il principio di indipendenza e di imparzialità dei giudici
9 – CETA UN FAVORE ALLE MULTINAZIONALI: il Canada è parte dell’accordo nordamericano per il libero scambio (North american free trade agreement – NAFTA) e nel CETA non si escludono le importazioni dal Canada attraverso altri paesi; così una multinazionale può aprire una filiale in Canada ed entrare nel mercato europeo
10 – TRASPARENZA: per restituire la parola ai cittadini dopo sette anni di trattative segrete occorre riconoscere le competenze degli Stati e subordinare l’approvazione al consenso democratico.
Per quanto riguarda il nostro settore l’Assemblea ha messo in risalto che:
– Oltre alle disposizioni di carattere generale applicabili a tutti i settori che presentano significative criticità Il CETA contiene una serie di previsioni specificatamente dedicate al settore forestale, con riferimento: al commercio di prodotti forestali (articolo 24.10), al dialogo bilaterale (articolo 25.3), all’autorizzazione all’ingresso ed al soggiorno temporanei dei prestatori di servizi contrattuali dell’altra parte (articolo 10.8 ed allegato 2B).
– Nonostante le dichiarazioni “di principio” contenute nell’articolato e riferite al settore forestale (tutela della sostenibilità delle produzioni e della gestione forestale, accesso al mercato dei prodotti, prestazione di servizi contrattuali) il CANADA ha formulato molteplici riserve sul settore forestale che sostanzialmente consentono alle Province canadesi di mantenere inalterata la propria normativa di riferimento e di tutelare solo le proprie imprese. A fronte delle molteplici riserve for formulate dal Canada sul settore forestale, l’Unione europea non ne ha formulata neppure una. Consegue la possibilità per le imprese canadesi di esercitare liberamente le proprie attività in Europa, mentre alle imprese europee sono posti limiti e vincoli tali da impedirne l’attività in Canada.
– Dai dati disponibili risulta che noi siamo il loro secondo mercato europeo per il pellets e questo abbattimento tariffario chiaramente allargherebbe di molto i flussi.
– Nel 2015 il Canada ha esportato 1,2 milioni di tonnellate di pellets di legno nel Regno Unito, 85,5 mila tonnellate in Italia e 14 mila tonnellate in Austria.
– Il Presidente Calliari chiudendo l’analisi di settore nel suo commento ha voluto mettere in risalto che mentre il settore faticosamente lavora per valorizzare il legno made in Italy c’è chi lavora per impedirne il rilancio pertanto : Dall’Assemblea di Federdoreste un forte NO al Ceta anche dal mondo forestale!
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