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Si parla di Bosco..Bene! ma…

4 Mar 2020

Importanti testate giornalistiche nazionali ( Corriere della Sera e il Sole 24 ore) hanno dedicato una particolare attenzione a temi forestali/ ambientali si direbbe in simultanea. Positivo che si dedichi premure ad un settore per il quale l’attenzione è purtroppo attratta in coincidenza di eventi tragici quali incendi o il ben conosciuto Vaia.

Condivisibile il contenuto di “Abbandonare un Bosco non è il sistema per salvarlo” di Maria Cantiani su Buone Notizie del Corriere della Sera. Forse occorre intenderci su “fiorente industria di trasformazione del legno”: oltre a giustamente evidenziare le provenienza del legno che ha ben poco di made in Italy, va ricordato la grave crisi che attraversa la prima trasformazione del legno nazionale,le storiche segherie di valle ,pressoché scomparse.

Questa carenza ha evidenziato la debolezza della nostra filiera che ha subito l’onta del prelievo del legno caduto di Vaia da parte di acquirenti esteri che dopo aver effettuato la prima lavorazione in patria ci rimandano il legname lavorato. Il valore aggiunto fuori Italia.

Anche “Investire nei boschi?Aiuti e private equity di Giovanni Mancini su rapporti del Sole 24 Ore traccia un quadro condivisibile soprattutto quando punta l’attenzione “sulla scarsa valorizzazione economica” anche a causa “delle tante restrizioni sul taglio che hanno generato anche incuria e abbandono…..”

L’ultimo paragrafo del terzo articolo “Foreste d’Italia l’Italia si desti” di Paola d’Amico titolato la” Proprietà” desta perplessità. Forse e diciamo forse , ci si è dimenticati che la recente norma n.168/2017 ha chiarito definitivamente ciò che chiamiamo Domini Collettivi e Usi Civici. Ci piace ricordare che i Domini Collettivi rivitalizzati dall’uomo che trova risposte economiche soddisfacenti e che quindi continua ad operare nelle aree marginali è una delle risposte certe alla frammentazione delle proprietà.

Ancor più se queste realtà, di un valore storico inestimabile, opportunamente rivitalizzate sapranno unire i loro sforzi di gestione forestale in un Consorzio Forestale.

Per finire è nostra opinione che gli alberi vanno piantumati dove è utile che lo siano ad esempio , nelle zone metropolitane, non certamente nelle aree alpine e appenniniche dove è necessario garantire una corretta gestione dell’esistente al fine di evitare il sovrapporsi di problematiche che vanno dall’abbandono al dissesto, dagli incendi al cambiamento climatico.

E mentre che ci siamo diciamo che il bosco che non ci piace ha divorato ettari di prato pascolo in eccesso.

Due azioni, quindi, che prevedano da un canto la gestione delle superfici forestali esistenti e dall’altro il recupero del prato pascolo.

Il combinato disposto delle due azioni potrà rispondere egregiamente all’esigenza relativa all’assorbimento di CO2 razionalizzando tecnicamente l’opera di gestione del territorio.

E questo obbiettivo vede i Comuni montani e appenninici protagonisti soprattutto, e ci ripetiamo volutamente, se vorranno e sapranno unire le loro proprietà in Consorzi Forestali.

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