E’ stato pubblicato il report “Da dove viene la nostra energia” a cura di Italy for Climate, una iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico.
Il Report fornisce un approfondimento completo sulla dipendenza energetica dell’Italia a causa dei combustibili fossili, con il dettaglio per fonte (gas, petrolio, carbone) e per Paese, e spiega anche perché la transizione energetica non solo tutela il clima, ma costituisce una risposta anche alla dipendenza energetica dall’estero.
Il mix energetico attraverso cui l’Italia soddisfa il suo fabbisogno energetico, infatti, è composto (dati 2021) per il 39% dal gas, il 35% dal petrolio, il 19% dalle fonti rinnovabili, il 5% dal carbone e per un 2% da energia elettrica impostata. Rispetto a questa suddivisione, si registra anche il fatto che la dipendenza energetica dell’Italia è fra le più alte in Europa. Nel 2021 più di tre quarti (77%) del fabbisogno di energia in Italia è stato soddisfatto dalle importazioni di combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) e meno di un quarto (23%) da fonti energetiche nazionali (principalmente rinnovabili). Ma se andiamo a vedere da dove vengono i combustibili fossili consumati in Italia, scopriamo che è la Russia (con il 25%) il primo Paese da cui l’Italia dipende per soddisfare il proprio consumo di fonti fossili (gas, petrolio e carbone). A seguire ci sono Algeria (15%), Azerbaijan (13%) e Libia (9%). La produzione nazionale nel complesso copre solo circa il 5% del consumo di tutti i combustibili fossili dell’Italia. La Russia è anche l’unico Paese da cui dipendiamo per tutte le fonti fossili: è il primo fornitore nazionale di carbone e gas e il terzo di petrolio. Dall’Algeria dipendiamo soprattutto per il gas, mentre le importazioni da Azerbaijan e Libia riguardano principalmente il petrolio. Parlando specificamente di gas, la produzione nazionale nel 2021 ha soddisfatto solo il 4% dei consumi dello stesso anno. Anche qui, il 90% di quello che importiamo deriva solamente da 4 Paesi: Russia, Algeria, Azerbaijan e Qatar. Un altro dato riguarda il gas trasportato in forma liquida (GNL) via mare, che ha raggiunto circa il 40% del mercato globale, mentre in Italia la quota è ferma al 13% delle importazioni totali di gas. Per quanto riguarda il petrolio, il greggio estratto in Italia nel 2021 è stato pari al 7% del consumo nazionale di prodotti petroliferi. Rispetto al gas la dipendenza è più diversificata, ma bastano cinque Paesi per soddisfare i 2/3 del nostro import: Azerbaijan, Libia, Russia, Iraq, Arabia Saudita. Le importazioni di petrolio riguardano soprattutto petrolio greggio (per l’80%) ma anche prodotti derivati, semilavorati o finiti (come nafte, lubrificanti, benzine, GPL, etc.). L’Italia, a sua volta, è un Paese esportatore di prodotti petroliferi finiti, pari a circa 25 milioni di tonnellate nel 2021.
Passando al carbone, l’Italia è totalmente dipendente dall’estero per soddisfare il proprio fabbisogno. Quasi 3/4 del carbone consumato nel 2021 è arrivato da due soli Paesi: Russia e Usa.
Un altro argomento di cui si sente molto parlare in questi giorni è quello delle riserve nazionali di combustibili fossili. Il Ministero dello sviluppo economico ha aggiornato l’ultima stima delle riserve italiane di combustibili fossili il 31 dicembre 2019. Secondo queste stima, in Italia le riserve accertate di gas sono pari a 46 miliardi di metri cubi e quelle di petrolio a 73 milioni di tonnellate. Se includessimo anche le riserve classificate come probabili e possibili, questi valori raggiungerebbero rispettivamente 112 miliardi e 207 milioni di tonnellate di metri cubi. Il report, su questi dati, produce una interessante simulazione e immaginando di azzerare le importazioni di combustibili fossili per usi energetici dando fondo a tutte le riserve nazionali, si riesce ad ipotizzare per quanto tempo l’Italia potrebbe soddisfare il suo fabbisogno. Il risultato è abbastanza preoccupante: 7 mesi attraverso l’uso delle riserve accertate di gas, 11 mesi con riserve non certe di gas, 16 mesi con le riserve accertate di greggio e fino a 30 mesi con altre riserve non certe di greggio.
Un segnale positivo, tuttavia, va riscontrato nella crescita delle rinnovabili che stanno riducendo la dipendenza energetica dall’estero. Negli ultimi trent’anni la dipendenza energetica dall’estero dell’Italia, infatti, si è ridotta di meno di 10 punti percentuali, ma questa riduzione si è verificata tutta fra il 2008 e il 2014, cioè nel periodo di massima crescita delle fonti rinnovabili, che ha visto, ad esempio, il raddoppio della produzione nazionale di elettricità verde. Il report contiene, inoltre, un interessante scenario, basato sul raggiungimento del target europeo di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 grazie all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili. Questa previsione dimostra che in meno di dieci anni l’Italia arriverebbe a soddisfare la maggior parte del suo fabbisogno energetico tramite le risorse nazionali. La dipendenza energetica dall’estero, infatti, passerebbe dal 77% del 2021 al 46% al 2030 (anno in cui l’Italia potrebbe produrre, quindi, ben il 54% del proprio fabbisogno energetico).
I dati e gli scenari contenuti nell’interessante report (scaricabile direttamente da sito di Italy For Climate) ci forniscono utili elementi di riflessione, sia per la gestione delle emergenze (dipendenza energetica dalla Russia e scarsità delle riserve nazionali di combustibili fossili) sia in prospettiva, rispetto alla necessità, non solo ambientale e climatica, ma anche strategica, di puntare con maggiore convinzione sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica. Il dossier, inoltre, contiene elementi di riflessione che non possono che consolidare il ruolo del settore agro-zootecnico nella transizione energetica, specie per quanto riguarda le potenzialità del biometano nel settore dei trasporti. Emerge inoltre con una certa evidenza il reale contributo di alcune fonti energetiche, sia attualmente che in prospettiva, rispetto all’obbiettivo dell’indipendenza energetica dall’estero e dalle fonti fossili, ridimensionando, per certi versi, anche l’enfasi che spesso viene posta nella promozione di alcune fonti energetiche presentate come soluzioni imprescindibili e da realizzare “a qualunque costo” (leggi fotovoltaico su suolo agricolo).
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