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Presentazione rapporto Rendis 2020 – La difesa del suolo in vent’anni di monitoraggio ISPRA sugli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico

25 Nov 2020

Il 23 Novembre u.s. si è svolta in modalità telematica la presentazione del rapporto Rendis 2020 realizzato per illustrare le attività, le problematiche e i risultati conseguiti nel monitoraggio sugli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, che l’ISPRA svolge dall’inizio 2000 per conto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Il workshop è stata una occasione per confrontare opinioni, esperienze e proposte dei diversi soggetti istituzionali che sono coinvolti a vario titolo nella programmazione, realizzazione e monitoraggio degli interventi, e per fare il punto sulle prospettive future e sui possibili ambiti di miglioramento nelle azioni di contrasto, mitigazione e prevenzione del rischio idrogeologico.

In 20 anni il ministero dell’Ambiente ha stanziato quasi 7 miliardi per far fronte al dissesto idrogeologico in Italia, per un totale di oltre 6 mila progetti finanziati. Alluvioni (48%) e Frane (35%) le categorie di intervento più sovvenzionate.
Attualmente il 16,6% del territorio nazionale è classificato a pericolosità di frana elevata/molto elevata e idraulica media, ciò comprende il 91% dei comuni italiani a rischio per frane e/o alluvioni, per un totale di 1.281.970 (2% del totale) abitanti a rischio frane e 6.183.364 (10,4%) abitanti a rischio alluvioni.
La piattaforma Rendis (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo) è suddivisa nella sezione del “monitoraggio”, dedicata agli interventi già finanziati, e in quella delle “istruttorie”, incentrata sugli interventi non ancora in programmazione e di cui è stato richiesto il finanziamento. Secondo i dati della prima, la Sicilia è la regione con il maggior importo finanziato (789 milioni di euro per 542 interventi), seguita dalla Toscana (602 milioni di euro per 602 interventi), dalla Lombardia (598 milioni di euro per 544 interventi) e dalla Calabria (453 milioni di euro per 528 interventi). I tempi medi di attuazione hanno una durata di quasi 5 anni, ma con una ampia variabilità ed un 10% di casi considerati “critici” poiché si protraggono per oltre i 10 anni. Questo dato presenta variazioni su base regionale, ma non si riscontrano significative differenze tra nord, centro e sud. Si evidenzia invece come i tempi crescano con l’aumentare dell’importo dell’opera. Per quanto riguarda invece le richieste di finanziamento, contenute nell’area istruttorie, sono oltre 7.800 le proposte progettuali caricate e ad oggi attive nel ReNDiS, per un importo complessivo che supera 26 miliardi. Questo dato rappresenta, in prima approssimazione, una stima del fabbisogno teorico per la messa in sicurezza dell’intero territorio nazionale, da attuarsi attraverso piani pluriennali di finanziamento. Più nel dettaglio, la regione con il maggior numero di richieste attive è la Campania (1.192 progetti, per quasi 5,6 mld), seguita da Calabria (872 progetti per 1,7 mld), Abruzzo (764 per 1,6 mld) e Sicilia (748 per2,2 mld). Anche se con numeri inferiori, si evidenziano per importi superiori ai 2 mld anche la Puglia (481 per 2,4 mld) e il Veneto (243 per 2,3 mld).

Il tema del dissesto idrogeologico è particolarmente rilevante in Italia poiché interessa gran parte della penisola e causa impatti sulla popolazione, sulle infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo.
Occorre sottolineare l’indispensabile ruolo di presidio territoriale svolto dagli agricoltori e operatore forestali, specie nelle aree interne e di montagna, elemento prioritario per il contrasto al dissesto idrogeologico così come di altri fattori di rischio climatico (incendi, erosione, desertificazione, etc,) ribadisce la necessità di una accelerazione sull’approvazione della legge sul consumo del suolo, ferma da anni in Parlamento, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio.
Senza l’apposizione di un limite al consumo del suolo, infatti, vi è il rischio di perdere un’opportunità in termini di sviluppo economico e occupazionale per l’intero Paese senza dimenticare che vengono comunque intaccati l’ambiente, la sicurezza e la qualità della vita.

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