Giovedì 20 luglio u.s. presso il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri è stato presentato il volume Foreste D’Italia.
La pubblicazione, basata sui dati dell’inventario forestale nazionale (INFC2015), organizzati per regione, ha come finalità principale quella di diffondere la conoscenza del patrimonio forestale italiano e dell’attività dell’arma dei Carabinieri per il monitoraggio e il controllo delle foreste.
Se la maggior parte dei dati presenti nel volume proviene dai risultati dell’ultimo Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi di Carbonio (INFC 2015) che l’Arma dei Carabinieri ha realizzato con il partner scientifico CREA, il volume prevede anche alcuni capitoli di approfondimento che riguardano la definizione di foresta, una sintesi dei contenuti della strategia forestale italiana e di quella europea, oltre ad altri interessanti dati relativi allo stato di salute delle principali foreste europee e di quelle del resto del mondo. Oltre a presentare una suddivisone dei dati dell’inventario nazionale su base regionale, infatti, la pubblicazione sottolinea le competenze dell’Arma dei carabinieri in ambito forestale ed alcuni spunti interessanti sul rapporto tra foreste e biodiversità, sulle foreste vetuste e sull’applicazione del telerilevamento come metodo utilizzato per la predisposizione dell’inventario.
Si ricorda che il citato inventario (INFC2015), ai cui dati fa principale riferimento il volume Foreste D’Italia, fornisce un esame approfondito e puntuale dello stato qualitativo e quantitativo delle foreste italiane.
Le statistiche INFC, infatti, vengono utilizzate in numerosi processi di reporting nazionale e internazionale. Tra i primi, il rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale (RaF Italia) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e del Turismo (MiPAAFT, 2019), l’inventario annuale delle emissioni di gas serra per l’UNFCCC e il Protocollo di Kyoto, redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA, 2021), e il rapporto sul capitale naturale (Comitato Capitale Naturale, 2021). Tra i report internazionali, l’INFC contribuisce al report europeo sulla gestione sostenibile delle foreste e al Global Forest Resources Assessment (FRA) di UNECE-FAO.
Tra i risultati di maggiore rilievo dell’ultima indagine inventariale (INFC2015), presentati nel volume, si sottolinea che:
– la superficie forestale totale in Italia ammonta a 11,054,458 ha, dei quali l’82.2% è classificata come Bosco (9,085,186 ha) e il 17.8% come Altre terre boscate (1,969,272 ha);
– la superficie forestale totale copre il 36.7% della superficie territoriale nazionale; il Bosco interessa il 30.2% e le Altre terre boscate il 6.5% della superficie nazionale;
– a livello regionale, la superficie forestale varia considerevolmente, spaziando dal 7.4% (Puglia) al 63.3% (Liguria), e rimanendo sopra il 40% in cinque regioni (Alto Adige, Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Umbria);
– la superficie delle Altre terre boscate approssima generalmente la quantità stimata a livello nazionale (6,5%) anche nella maggior parte delle regioni, eccetto la Sardegna, la Basilicata e la Calabria, dove mostra valori considerevolmente più elevati (28.0%, 10.4% e 10.3%, rispettivamente). Alla Sardegna, in particolare, si deve circa un terzo della superficie delle Altre terre boscate riportate per l’Italia intera;
– la categoria inventariale dei Boschi alti è di gran lunga la più importante, con 8,956,787 ha, di cui 35,836 ha sono temporaneamente privi di copertura;
– la superficie degli Impianti di arboricoltura da legno è pari a 128,399 ha, e le percentuali maggiori si trovano in Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Sardegna, dove rappresentano dal 2 al 4% della superficie del Bosco della regione;
– le Altre terre boscate sono composte principalmente da Arbusteti, per un totale di 1,168,776 ha, dei quali circa la metà sono in Sardegna. Le categorie inventariali Boschi bassi, Boschi radi e Boscaglie rappresentano nel complesso il 20.3% delle Altre terre boscate;
– a livello nazionale, i boschi puri di latifoglie predominano sia nel Bosco (68.5%) sia nelle Altre terre boscate (53.9%). In queste ultime, la prevalenza di questa classe diventa ancora più marcata (83.4%) se si concentra l’attenzione alla superficie effettivamente classificata per questo attributo;
– i soprassuoli puri di conifere occupano il 12.8% della superficie del Bosco e si trovano prevalentemente nelle regioni del nord (Valle d’Aosta, Alto Adige e Trentino), dove caratterizzano vari paesaggi di tipo alpino, ma anche in alcune regioni della penisola e in Sicilia, per la presenza di pinete costiere e di alcune conifere mediterraneo-montane. La classe dei boschi misti di conifere e latifoglie occupa il 10.1% della superficie del Bosco e il 6.1% di quella delle Altre terre boscate e si rinviene maggiormente in alcune regioni del nord (Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) e in Calabria;
– quattro categorie forestali presentano un’estensione superiore al milione di ettari. In ordine, queste sono i Querceti di rovere, roverella e farnia; gli Altri boschi caducifogli; le Cerrete, boschi di farnetto, fragno e vallonea e le Faggete. Altre quattro categorie forestali sono estese per più di mezzo milione di ettari: gli Ostrieti e i carpineti; i Castagneti; le Leccete e i Boschi di abete rosso. Quest’ultima categoria caratterizza principalmente le regioni alpine, mentre le altre sono presenti in quasi tutte le regioni;
– per quanto riguarda la proprietà, in Italia il 63.5% della Superficie forestale totale è di proprietà privata mentre il 32.0% è pubblica; il restante 4.5% della superficie risulta non classificata. Per il Bosco, la prevalenza di proprietà privata è molto accentuata (66.4%), ma la percentuale più contenuta per le Altre terre boscate (50.2%) va valutata alla luce della porzione piuttosto elevata di superficie non classificata per questo attributo;
– per quanto riguarda l’incremento annuo di volume del Bosco in Italia questo ammonta a quasi 37.8 milioni di metri cubi, 4.2 metri cubi in media per ettaro. Si osserva un contributo rilevante delle categorie forestali a latifoglie, con valori in linea generale maggiori di quelle a conifere, anche se è tra le latifoglie che si trovano le categorie con valori minimi (Sugherete e Altri boschi di latifoglie sempreverdi, entrambe con lo 0.6% dell’incremento in volume totale);
– per quanto riguarda le utilizzazioni, a livello nazionale il 62.1% della superficie del Bosco risulta interessato da pratiche colturali di qualche tipo e intensità mentre è assente qualsiasi tipo di pratica sul 37.4% del Bosco in Italia;
– a livello regionale si osserva una variabilità piuttosto elevata. L’assenza di pratiche, che caratterizza principalmente i soprassuoli di aree scomode o poco convenienti da utilizzare, interessa una percentuale del Bosco che va dal 12.0% (Alto Adige) al 72.0% (Sicilia). Aliquote superiori al 50% di Bosco non interessato da pratiche colturali si riscontrano anche per la Valle d’Aosta, la Liguria e l’Abruzzo, ma altre cinque regioni si approssimano a quella percentuale (Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Basilicata, Calabria);
– in termini di pianificazione, a livello nazionale il 92.2% della superficie del Bosco risulta regolamentata in almeno uno dei tre livelli della pianificazione considerati (il livello regionale, rappresentato dal Piano Forestale Ambientale Regionale [PFAR]; il livello territoriale di area vasta, rappresentato dal Piano Forestale Territoriale di Distretto [PFTD] e il livello locale aziendale, rappresentato dal Piano Forestale Particolareggiato [PFP]), valore che scende al 50.7% per la superficie delle Altre terre boscate; va però segnalato che il confronto potrebbe risentire della quota piuttosto elevata di superficie non classificata per queste ultime (23.0%). Se si osserva soltanto il Bosco, la percentuale di superficie con pianificazione forestale ad almeno uno dei tre livelli rimane piuttosto elevata in tutte le regioni e generalmente superiore all’80%.
I dati contenuti nell’ultimo inventario forestale (UNFC2015), presentati nell’ambito del volume Foreste D’Italia, forniscono una fotografia complessiva delle foreste italiane, con particolare riguardo alla rilevanza della loro estensione, tipologia, il loro accrescimento, lo stato di salute e il ruolo nella conservazione della biodiversità, nella regimazione delle acque, nel contrasto al dissesto idrogeologico, e, in generale in termini di effetti positivi sui innumerevoli valenze sociali, ambientali ed economiche e sui servizi ecosistemici prodotti.
Rispetto al cambiamento climatico, inoltre, uno degli aspetti di maggiore rilievo legato alle funzioni delle foreste è il contributo alla mitigazione climatica attraverso l’assorbimento del carbonio.
Le foreste, infatti, condizionano il clima a scala globale e rivestono un ruolo nel ciclo globale del carbonio. I Paesi che hanno sottoscritto la convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) e i successivi impegni utilizzano i dati degli inventari forestali nazionali per stimare l’assorbimento di carbonio legato all’uso del suolo, al cambiamento d’uso e alle foreste. Cinque sono i serbatoi terrestri rilevanti nella stima del carbonio immagazzinato e della sua variazione per l’UNFCCC e il protocollo di Kyoto: il suolo, la lettiera, la fitomassa ipogea e quella epigea, il legno morto.
Il secondo inventario forestale nazionale italiano (INFC2005) ha stimato il contenuto di carbonio organico in quattro dei cinque serbatoi e ha confermato il ruolo primario del suolo, che è risultato contenere il 57.6% del carbonio organico dei quattro serbatoi nelle foreste italiane. La stima delle variazioni di carbonio nei suoli forestali è particolarmente onerosa poiché le variazioni attese sono piccole se paragonate alle grandi quantità immagazzinate. L’INFC2015 ha provveduto ad aggiornare le stime del carbonio contenuto nella fitomassa epigea e nel legno morto, le due componenti maggiormente soggette a variazioni apprezzabili nel tempo trascorso tra i due inventari.
La variazione annuale di carbonio nel soprassuolo è anche dovuta al carbonio immagazzinato con l’accrescimento degli alberi e a quello rimosso con le utilizzazioni. Queste due voci del bilancio, stimate da INFC2015, permettono di valutare il ruolo attivo delle foreste italiane nella rimozione di carbonio dall’atmosfera.
Di seguito i dati più rilevanti:
– per quanto riguarda i dati relativi al contenuto complessivo di carbonio epigeo, nel complesso, gli individui di specie legnose con altezza maggiore di 50 cm e il legno morto grosso immagazzinano 569.1 milioni di tonnellate di carbonio. Questa quantità è dovuta per il 94.8% agli alberi e agli arbusti e per il restante 5.2% al legno morto grosso;
– per quanto riguarda le variazioni annuali dello stock di carbonio degli alberi, all’incremento annuo di volume del Bosco, stimato in 37.8milioni di metri cubi, corrisponde un accumulo di circa 13.5milioni di tonnellate di carbonio, che equivalgono a 49.5milioni di tonnellate diCO2;
– un ettaro di Bosco fissa annualmente 1.5 tonnellate di carbonio, rimuovendo dall’atmosfera 5.5 tonnellate di CO2;
– bisogna considerare che, a fronte della quantità di carbonio fissata annualmente, una parte del carbonio contenuto nei soprassuoli forestali viene rimossa con le utilizzazioni boschive: a livello nazionale, tale quantità è di quasi 3.2 milioni di tonnellate, che corrispondono a 11.7 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Da un ettaro di Bosco sono rimosse circa 0.3 tonnellate di carbonio, pari a 1.1 tonnellate equivalenti di CO2;
– a livello nazionale, il carbonio rimosso dal Bosco con le utilizzazioni risulta pari al 23.4% del carbonio assorbito per accrescimento degli alberi. Al lordo delle perdite per mortalità naturale, la cui quantità non viene stimata direttamente da INFC, il confronto denota un bilancio fortemente positivo, a conferma del ruolo di sink dei soprassuoli forestali italiani.
Si rende noto che la Regione Marche ha pubblicato un bando per la costituzione di forme di associaz...
A decorrere dal 1° ottobre 2024, sono tenuti al possesso della patente a punti le imprese e i...
Nel corso dell’esame dei disegni di legge sulla promozione del sistema montagna, si dà conto del...
Fino ad oggi alla specie Lupo è stato accordato dalla Convenzione di Berna(1979) e dalla Direttiva...