Federforeste spesso incontra vicende che coinvolgono i propri aderenti e che si ripetono su tutto il territorio con una cadenza sconcertante. Dalla provincia di Piacenza :
”Gli impianti di energia da fonti rinnovabili devono essere sempre integrati nella realtà locale e non calati dall’alto e imposti alla popolazione” questo in sintesi è la morale di una delle tante storie che i territori marginali italiani spesso vivono e che come è successo a Bettola, località in provincia di Piacenza, sono destinati a naufragare sin dalle loro prime battute.
Ed è anche inutile forzare la mano perché la consapevolezza di chi – come il Presidente Giovanni Cavanna del Consorzio Agro – Forestale dei Comunelli di Ferriere - sa di gestire, nell’espletamento del suo mandato e degli impegni dettati dal Piano di assestamento regionale, un progetto di ampio respiro di valorizzazione della risorsa forestale, ambientale e paesaggistica del territorio di competenza, supera le proposte economico/contrattuali più o meno allettanti. D’altra parte, come afferma Coldiretti Piacenza ,non è in discussione la produzione di energia da fonti rinnovabili quando si tratta davvero di un beneficio per la cittadinanza, l’ambiente e l’agricoltura ma tali installazioni devono essere caratterizzate da sostenibilità socio ambientale: con una attenta valutazione dell’impatto sul territorio, non solo in termini di emissioni (che in fase di progettazione sappiamo tutti essere sempre indicati nei limiti stabiliti per legge) ma anche e soprattutto sull’origine dell’approvvigionamento. Per l’impianto di Bettola, non c’è possibilità di accedere all’enorme patrimonio di 5000 ha di boschi dei Comunelli dell’Alta Valnure, e se il patrimonio di pioppeti nel bacino del Po Piacentino ammonta solo a circa 500 ha (molto al di sotto del fabbisogno della centrale) ci si chiede quale sarà e da dove arriverà la materia prima. Da sostenibilità economica ed ecologica: se il materiale non arriva dalla vallata, salta prima il bilancio ecologicamente sostenibile delle emissioni (in primis l’anidride carbonica) alla base del vantaggio dell’agroenergia e poi anche quello economico, visto che il valore dell’approvvigionamento non rimarrebbe di certo nella vallata.
Occorre una nuova mentalità imprenditoriale da parte di chi intende investire in progetti con queste caratteristiche: pur comprendendo la volontà di massimizzare il proprio profitto ciò non può avvenire unicamente riducendo i costi della materia prima legnosa , azzerando così le garanzie di un’ operazione che dovrebbe essere proiettata nel futuro.