Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (di seguito MASE) ha inviato a Bruxelles il nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Sulla base dell’evoluzione della normativa energetica e climatica europea e della situazione geopolitica, il nuovo piano, che dovrà essere completato entro giugno 2024, aggiorna gli obiettivi del precedente (PNIEC 2019) ed è caratterizzato da una ricognizione dei principali indicatori energetici ed emissivi per definirne lo stato dell’arte al 2021 (anno di riferimento per la costruzione del nuovo Piano), e la previsione al 2030 a politiche vigenti (scenario tendenziale).
Il corposo documento, che prima della sua definitiva approvazione, oltre che il parere di Bruxelles, dovrà attendere l’esito di una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e ulteriori consultazioni, segue l’impostazione dettata dal Regolamento (UE) sulla Governance dell’Unione dell’Energia n. 2018/1999 che prevede che ciascuno Stato membro predisponga e comunichi alla Commissione entro il 31 dicembre 2019, e successivamente ogni dieci anni, il proprio Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) ed entro il 1° gennaio 2020, e successivamente entro 10 anni, la propria Strategia di lungo termine (LTS) con una prospettiva di almeno 30 anni e, pertanto, con un orizzonte al 2050.
Nel PNIEC vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, nonché i target in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure e le tecniche che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento.
Il Regolamento UE, inoltre, stabilisce che le misure di mitigazione volontarie da prevedere nella Strategia di lungo termine dovranno essere in grado di garantire la neutralità carbonica entro il 2050, tenendo conto delle specificità dell’assetto produttivo, energetico, economico e sociale del nostro Paese. In questo contesto, la Strategia dovrà assicurare piena coerenza con gli obiettivi individuati nel Piano Nazionale Integrato per il Clima e l’Energia per il periodo 2021 – 2030.
Gli obiettivi del nuovo PNIEC aggiornano quelli del PNIEC 2019 alla luce del pacchetto Fit for 55 e del piano REpowerEU sia per quanto riguarda le energie rinnovabili sia con quelli che si intersecano con il tema della mitigazione climatica e, conseguentemente, con la riduzione delle emissioni di gas serra da parte di tutti i settori.
Sulla base delle implicazioni dirette ed indirette per il settore agro-forestale, si fornisce di seguito un primo approfondimento, relativamente ai contenuti del nuovo Piano, limitato al capitolo “Dimensione della decarbonizzazione” e al suo sotto capitolo “Energia rinnovabile” che vengono trattati (come avviene anche per tutti gli altri capitoli) in termini di Obiettivi e traguardi nazionali; Politiche e misure; Situazione attuale e proiezioni con politiche e misure vigenti e Valutazione di impatto delle politiche previste.
Relativamente alla promozione e diffusione delle fonti rinnovabili, obiettivo strategico che, al pari della riduzione delle emissioni e dell’incremento degli assorbimenti di gas a effetto serra finalizzato alla “decarbonizzazione”, il nuovo PNIEC aggiorna gli obiettivi nazionali, al fine del conseguimento dell’obiettivo vincolante dell’UE di almeno il 32% di energia rinnovabile nel 2030 (di cui all’articolo 3 della Direttiva (UE) 2018/2001). Attraverso il Piano, l’Italia intende perseguire un obiettivo di copertura, al 2030, del 40,5% del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili, delineando un percorso di crescita ambizioso di queste fonti con una piena integrazione nel sistema energetico nazionale. Sempre al 2030, infatti, si stima un consumo finale lordo di energia di circa 100 Mtep, di cui 43 Mtep da FER.
Secondo gli scenari delineati dal nuovo PNIEC l’evoluzione della quota di energia coperta dalle fonti rinnovabili è in linea sia con il contributo nazionale al target UE risultante dall’applicazione della formula di cui all’allegato II del Regolamento (UE) 1999/2018 (tra il 38,4% e il 39,0% con il target UE da raggiungere pari al 42,5%), sia con la traiettoria indicativa di minimo delineata nell’articolo 4, lettera a, punto 2 del medesimo Regolamento (cosiddetto Regolamento Governance).
Ribaditi gli obiettivi nazionali, nel PNIEC viene dato conto della quota attuale di energia rinnovabile nel consumo finale lordo di energia, sia a livello nazionale che nei diversi settori (riscaldamento e raffreddamento, energia elettrica e trasporti). Le fonti rinnovabili di energia, infatti, svolgono da diversi anni un ruolo di primo piano nel sistema energetico italiano, trovando ampia diffusione in tutti i settori di impiego (elettrico, termico e trasporti). Nel 2021 l’energia da FER ammonta a poco meno di 23 Mtep, per una quota sui consumi finali lordi complessivi pari al 19,0%. Rispetto al totale delle FER, l’incidenza del settore termico sul totale FER ammonta al 49%, quella del settore elettrico e del settore trasporti, rispettivamente, al 44% e al 7%. In termini di produzione, sempre nel 2021, quella elettrica da FER si attesta poco al di sotto di 119 TWh, con una incidenza sui Consumi Interni Lordi di energia elettrica pari al 36,0%. Per il settore termico, sempre nel 2021, i consumi di FER nel settore ammontano a circa 11,2 Mtep. Negli ultimi cinque anni (le variazioni annuali sono legate principalmente all’andamento delle temperature e all’evolversi della dotazione impiantistica) la quota FER sui consumi termici complessivi nazionali si è sempre attestata intorno al 20%, con il contributo maggiore è fornito dagli impieghi di biomassa solida (principalmente legna da ardere e pellet utilizzati nel settore residenziale) e dalle pompe di calore. Per il settore trasporti, in ultimo, nel 2021 i consumi settoriali di energia da FER ammontano a 3,3 Mtep e la relativa incidenza sui consumi complessivi risulta pari al 8,2%.
Rispetto a questi dati (riferiti al 2021) il Pniec presenta uno scenario al 2030 “a politiche vigenti” del contributo delle fonti rinnovabili al soddisfacimento dei consumi energetici nazionali (obiettivo del 40,5% sui Consumi Finali Lordi complessivi di energia). Questo scenario risulta così differenziato (per settore):
‐ settore elettrico: quota dei consumi complessivi nazionali di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili pari al 65,0%;
‐ settore termico: quota dei consumi complessivi di energia per riscaldamento e raffrescamento coperta da fonti rinnovabili pari al 36,7%;
‐ settore trasporti: quota dei consumi complessivi di energia per trasporto coperta da fonti rinnovabili, calcolata con i criteri di contabilizzazione dell’obbligo previsti dalla revisione della RED II così come modificata dalla cosiddetta RED III, pari al 30,7% a fronte di un obiettivo settoriale del 29% fissato dalla medesima direttiva.
In questo quadro di contesto generale, la RED III prevede che gli Stati Membri definiscano anche alcuni specifici target sulla penetrazione delle FER, trasversali ai macro-settori. In particolare:
‐ nel settore del teleriscaldamento e teleraffrescamento, la RED III prevede un incremento indicativo della quota rinnovabile che porta a un valore prossimo al 48% al 2030;
‐ con riferimento al settore industriale, gli incrementi indicativi previsti dalla RED III portano per l’Italia a una quota FER al 2030 pari al 29%; tale valore è leggermente superiore a quello risultante dallo scenario che tiene conto di tutti gli effetti delle politiche (27%);
‐ con riferimento infine agli edifici, è richiesto agli Stati Membri di fissare un target in termini di quota FER tale da raggiungere a livello UE una quota FER pari al 49%; secondo le elaborazioni sviluppate per lo scenario di policy del presente Piano, tale quota in Italia potrebbe ammontare al 2030, al 42,5%.
Si riporta di seguito una sintesi degli scenari per settore.
SETTORE ELETTRICO
Secondo gli obiettivi del nuovo PNIEC, il parco di generazione elettrica è destinato a subire una importante trasformazione grazie al phase out della generazione da carbone e alla promozione dell’ampio ricorso a fonti energetiche rinnovabili.
Il maggiore contributo alla crescita delle rinnovabili, infatti, deriverà proprio dal settore elettrico: la generazione da FER si attesterà a circa 238 TWh al 2030 (228 TWh al netto degli impieghi negli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno). Tale valore di generazione FER è già decurtato dalla quota non integrabile (“overgeneration” da produzione rinnovabile non programmabile).
Secondo il PNIEC la forte penetrazione di tecnologie di produzione elettrica rinnovabile, principalmente fotovoltaico ed eolico on shore, permetterà al settore di coprire circa il 65% dei consumi finali elettrici lordi con energia rinnovabile, in notevole aumento rispetto al 36% rilevato nel 2021. Il significativo potenziale incrementale tecnicamente ed economicamente sfruttabile, associato alla riduzione dei costi degli impianti fotovoltaici ed eolici, prospetta infatti un importante sviluppo di queste tecnologie, la cui produzione dovrebbe, rispettivamente, quadruplicare e più che triplicare entro il 2030.
Per il raggiungimento degli obiettivi rinnovabili al 2030, tuttavia, sarà necessario non solo stimolare nuova produzione, ma anche preservare quella esistente e anzi, laddove possibile, incrementarla promuovendo il revamping e repowering di impianti potenzialmente ancora competitivi. In particolare, l’opportunità di favorire investimenti di revamping e repowering dell’eolico esistente con macchine più evolute ed efficienti, sfruttando la buona ventosità di siti già conosciuti e utilizzati, consentirà anche di limitare l’impatto sul consumo del suolo.
Il PNIEC sottolinea come si seguirà un simile approccio, ispirato alla riduzione del consumo di territorio, anche per indirizzare la diffusione della significativa capacità incrementale di fotovoltaico prevista per il 2030, promuovendone l’installazione innanzitutto su edificato, tettoie, parcheggi, aree di servizio, ecc. Rimane, tuttavia, importante per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 la diffusione anche di grandi impianti fotovoltaici a terra, privilegiando però zone improduttive, non destinate ad altri usi, quali le superfici non utilizzabili a uso agricolo, anche attraverso il processo di identificazione delle aree idonee.
In tale prospettiva andranno favorite le realizzazioni in aree marginali, siti contaminati, discariche e aree lungo il sistema infrastrutturale. Si favoriranno altresì installazioni agrivoltaiche, volte a massimizzare la sinergia tra la produzione di elettricità e l’attività agricola, nel rispetto di determinati requisiti tecnici e ambientali. Tra le tecnologie innovative, si supporterà la realizzazione di impianti fotovoltaici di tipo “floating”, sia su acque interne sia offshore.
Un contributo in ambito off shore è atteso poi dall’eolico, per il quale la tecnologia prevalente dovrebbe essere quella “floating”, anche in ragione della profondità dei fondali (oltre le 12 miglia), come testimoniato dall’elevato numero di iniziative in corso di sviluppo che ricorrono a tale approccio innovativo. Per quanto riguarda le altre fonti, al 2030 è considerata una crescita moderata della potenza geotermica e una stabilità della potenza idroelettrica. Per quanto concerne l’idroelettrico, è indubbio che si tratta di una risorsa in larga parte già sfruttata ma di grande livello strategico nella politica al 2030 e nel lungo periodo al 2050, di cui occorrerà preservare e incrementare la produzione. A riguardo, si prevede una lieve crescita della produzione, in parte derivante dall’aumento dei volumi di invaso, facilitato dalla promozione della manutenzione degli stessi, ad esempio, mediante interventi per ridurre l’accumulo di sedimenti di materiali. Tale incremento potrebbe essere utile a bilanciare eventuali cali della produzione derivanti da eventi siccitosi di grave entità.
Per le bioenergie, invece, il PNIEC ritiene probabile una diminuzione della potenza totale, coerente con un quadro di ampia conversione a biometano degli impianti a biogas, e di utilizzo dei soli impianti alimentati a bioliquidi che rispettano i requisiti di sostenibilità di cui all’articolo 42 del D.Lgs, 199/2021 e che in particolare sono provenienti da filiere nazionali che ne assicurino la competitività.
Per quanto riguarda le misure regolatorie ed economiche destinate alle fonti rinnovabili, rispetto alle quali il PNIEC ne riepiloga le principali, in essere e di imminente emanazione, per quanto riguarda il settore elettrico, queste sono suddivise tra quelle riservate ai piccoli impianti (di potenza inferiore ad 1 MW) tra le quali quelle per l’autoconsumo singolo e a distanza; quelle per i grandi impianti (di potenza superiore ad 1 MW) e le misure comuni alle due tipologie dimensionali, oltre ad altre tipologie di misure conseguenti a quelle descritte, come quelle che riguardano la condivisione degli obiettivi con le Regioni e individuazione delle aree adatte alla realizzazione degli impianti; la semplificazione delle procedure; strumenti ad hoc per nuovi impianti basati su tecnologie innovative; il potenziamento delle Garanzie di Origine; misure specifiche per la salvaguardia e il potenziamento degli impianti esistenti e altre misure miste di promozione delle fonti rinnovabili (politiche di coesione e detrazioni fiscali).
Per quanto di maggiore interesse per il settore agricolo, tra le misure che interessano le rinnovabili elettriche vanno senz’altro menzionate quelle che riguardano le comunità energetiche e autoconsumo collettivo. La promozione dell’autoconsumo di per sé costituisce un importante impulso alla realizzazione di piccoli impianti, ma vengono annunciate ulteriori misure per agevolare il contestuale raggiungimento di altri obiettivi ritenuti rilevanti. Si cita, ad esempio, l’installazione di impianti fotovoltaici su strutture agricole esistenti che non rientrano nella definizione di edificio, anche mediante l’introduzione del concetto di fabbricato rurale per l’accesso alle misure di supporto; la produzione combinata di elettricità e calore da scarti e residui del settore agroindustriale, in particolare tramite impianti facenti parte del ciclo produttivo delle imprese, che consentano quindi, secondo i principi dell’economia di circolare, di valorizzare gli scarti stessi e di ottimizzare i cicli produttivi, con quote minoritarie di materie prime da secondo raccolto (nel caso degli impianti a biogas, peraltro, si possono ottenere anche vantaggi in termini di utilizzazione del digestato, di rilievo nelle aree vulnerabili ai nitrati). Per quanto riguarda, invece, i grandi impianti, il D.Lgs. 199/2021 ha previsto di continuare a fare ricorso ai già sperimentati meccanismi di gara competitiva, ma indipendentemente dalla dimensione impiantistica l’entità degli obiettivi sulle rinnovabili, unitamente al fatto che gli incrementi di produzione elettrica sono attesi principalmente da fotovoltaico ed eolico, comporta l’esigenza di superfici da destinare all’istallazione. Da ciò consegue l’esigenza di un forte coinvolgimento dei territori, sfruttando, ad esempio, il dibattito pubblico, peraltro già introdotto per grandi investimenti, anche energetici. È necessario, quindi, assicurare l’uniformità e la certezza dei tempi dell’iter autorizzativo, unitamente a una semplificazione dello stesso, e promuovere un maggior coordinamento Stato – Regioni. Una delle forme in cui tale coordinamento si esplica è anche la individuazione di obiettivi da conseguire a livello regionale. Nel ciclo di politiche al 2020 tale impostazione ha assunto la forma di un burden sharing in termini di obiettivi regionali di consumo da fonti rinnovabili. Nel ciclo di politiche al 2030 la individuazione di obiettivi regionali può assumere anche forme diverse. Una di tali forme è la ripartizione dei contributi in termini di individuazione di aree idonee alla installazione di impianti, in particolar modo fotovoltaici ed eolici. Come noto, infatti, l’art.20 del D.Lgs. 199/2021 ha disposto che, mediante decreti del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di concerto con il Ministro della Cultura, e il Ministro dell’Agricoltura, previa intesa in sede di Conferenza unificata, siano stabiliti principi e criteri omogenei per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, aventi una potenza complessiva almeno pari a quella individuata come necessaria dal PNIEC per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili.
Con tali decreti si intende, in particolare, definire criteri per minimizzare l’impatto ambientale delle nuove installazioni, definire la massima porzione di suolo occupabile per unità di superficie dagli impianti già installati e dai nuovi impianti, e individuare le superfici tecnicamente disponibili, dando priorità alle aree edificate, alle aree industriali dismesse, alle aree abbandonate e marginali idonee alla installazione di impianti a fonti rinnovabili.
Rispetto all’esigenza di semplificazione delle procedure, nel Pniec viene rimarcata l’intenzione di procedere all’introduzione di procedure semplificate omogenee per la costruzione, la messa in esercizio e la gestione degli impianti, anche estendendo la portata del modello unico. I numerosi decreti-legge di semplificazione normativa (ad esempio DL 17/2022, DL 13/2023), adottati successivamente all’entrata in vigore del D.Lgs. 199/2021, ad esempio, hanno esteso la portata della PAS fino a 10 MW per:
‐ impianti agrivoltaici che presentano moduli rotanti sollevati da terra, distanti non più di 3 km da aree a destinazione industriale, artigianale o commerciale,
‐ impianti floating, compresi gli invasi idrici nelle cave dismesse o quelli installati a copertura dei canali di irrigazione,
‐ impianti fotovoltaici in aree idonee.
In merito agli strumenti di sostegno per nuovi impianti basati su tecnologie innovative ma ancora lontane dalla competitività economica, saranno attivate procedure calibrate sulle relative specificità.
Tra le soluzioni innovative da sotenere il PNIEC cita l’agrivoltaico, ovvero la realizzazione di sistemi che consentano di massimizzare la sinergia tra produzione fotovoltaica e attività agricola.
Per quanto riguarda le azioni di supporto al revamping, il repowering, le riconversioni ed il ruolo delle produzioni esistenti, il PNIEC sottolinea la necessità di promuovere la riconversione di alcune tipologie impiantistiche che al termine del periodo di incentivazione dovessero risultare non competitive sul mercato, in favore di impianti più funzionali alle esigenze di sistema nel percorso di transizione energetica. Tra queste, ad esempio, la riconversione a biometano degli impianti a biogas.
Con riferimento al ruolo degli impianti a bioenergie, il PNIEC evidenzia l’importanza, nel periodo di transizione, il loro contributo allo sviluppo delle energie rinnovabili non programmabili.
Allo scopo, il PNIEC assegna anche all’esistente capacità di produzione degli impianti a bioliquidi una importanza in termini di fonte di supporto transitorio, capace di garantire un sostegno al mantenimento delle traiettorie di decarbonizzazione. L’attuale situazione del parco produttivo a biomassa è caratterizzata da una capacità di circa 4.100 MW di impianti in esercizio al 2021, di cui circa 1.000 MW da bioliquidi sostenibili. Tuttavia, come elementi di criticità per queste produzioni, si segnalano sia i costi elevati del kWh prodotto da bioliquidi, sia la necessità dell’utilizzo dei soli impianti alimentati a bioliquidi che rispettano i requisiti di sostenibilità di cui all’articolo 42 del D.Lgs, 199/2021 e che in particolare sono provenienti da filiere nazionali.
Da considerare, inoltre, come critico per il settore, l’impatto di quanto previsto dall’articolo 40, comma 1, lettera c) del D.Lgs 199/2021 ovvero che, dal 1° gennaio 2024, dovrà azzerarsi la quota di bioliquidi prodotti a partire da olio di palma, fasci di frutti di olio di palma vuoti e acidi grassi derivanti dal trattamento dei frutti di palma da olio (PFAD), salvo che gli stessi siano certificati a basso rischio di cambiamento indiretto della destinazione d’uso dei terreni, nel rispetto dei criteri dettati dall’articolo 4 del Regolamento delegato (UE) 2019/807 della Commissione europea.
SETTORE TERMICO
Il PNIEC sottolinea come il settore termico rivesta un ruolo molto importante nel raggiungimento degli obiettivi rinnovabili. Lo sviluppo del settore delle FER termiche, tuttavia, è condizionato dagli impatti emissivi relativi al particolato degli impianti di riscaldamento esistenti a biomasse solide. Pertanto, l’installazione di nuovi impianti di riscaldamento a biomasse dovrà essere guidata in modo da favorire gli impianti ad alta qualità ambientale e ad alta efficienza, considerando anche la possibilità che siano introdotte limitazioni a installazioni ex-novo nelle aree caratterizzate da situazioni critiche sotto il profilo della qualità dell’aria.
Al fine di stimolare il rinnovo dei vecchi impianti con tecnologie efficienti e a ridotte emissioni, nel breve termine saranno mantenuti requisiti prestazionali stringenti per l’accesso agli incentivi di caldaie e di generatori di calore a biomassa.
In tal senso, si intende incoraggiare la sostituzione degli apparecchi domestici di combustione della legna a vantaggio di quelli più efficienti e meno emissivi, che rispettano i migliori standard con classificazione ambientali (D.M. 186/2017), vagliando anche l’ipotesi di strutturare misure utili a finanziare la ricerca e l’innovazione tecnologica per questa tipologia impiantistica, al fine di migliorarne ulteriormente le prestazioni energetiche e ambientali.
Si intende inoltre favorire, in ottica di economia circolare, la valorizzazione dei residui agricoli, anche per evitarne la combustione in campo oggi diffusa e, nel rispetto delle regole europee, promuovere le biomasse locali con una procedura di tracciabilità di filiera corta, rispondente a criteri di sostenibilità e bilancio ambientale e sociale complessivo favorevole.
Per favorire la decarbonizzazione degli impieghi di gas naturale si intende, inoltre, promuovere l’immissione in rete di biometano e la sua destinazione al settore termico. Con la medesima finalità si proseguirà il percorso già intrapreso di promozione della produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e suo impiego nei comparti industriali “hard to abate”.
Anche il solare termico potrà rivestire un ruolo crescente in sistemi integrati di produzione di calore efficiente e rinnovabile, come ad esempio i sistemi ibridi e l’integrazione in impianti di teleriscaldamento, anche attraverso la promozione di accumuli stagionali.
L’incremento della quota dei consumi complessivi per riscaldamento e raffrescamento coperta da FER sarà conseguito anche grazie a una diffusa riqualificazione del parco edilizio esistente tale da portare a una significativa riduzione dei consumi, in particolare di fonti fossili.
Per il teleriscaldamento da fonti rinnovabili e da calore di scarto da diversi processi industriali si prevede un margine di sviluppo, guidato anche da specifici obblighi in capo agli operatori, già previsti dalla normativa; al fine di sfruttare tale potenziale sarà importante valorizzare le sinergie tra impiego di fonti energetiche rinnovabili e Cogenerazione ad Alto Rendimento, considerando le specifiche condizioni climatiche e tecnico-economiche.
I principali strumenti che secondo PNIEC dovrebbero essere destinati per promuovere l’utilizzo delle fonti rinnovabili termiche sono sovente integrati con quelli per l’efficienza energetica e sono in gran parte già operativi.
Si tratta, in sintesi, delle detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza energetica e il recupero edile del patrimonio edilizio esistente, entrambe destinate anche a rinnovabili termiche; il Conto Termico; i meccanismo dei Certificati Bianchi, compresa la promozione della Cogenerazione ad Alto Rendimento; l’obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici; i contributi ai Comuni per investimenti nel campo dell’efficientamento energetico e dello sviluppo territoriale sostenibile; la promozione del biometano immesso nella rete del gas naturale; le misure di sostegno all’idrogeno; il sostegno al teleriscaldamento.
SETTORE TRASPORTI
La Direttiva RED III ha ulteriormente aumentato il target specifico nel settore al 2030 previsto dalla RED II (pari al 14%), portandolo al 29%. Per raggiungere l’obiettivo si dovrà aumentare gradualmente l’obbligo di introduzione di fonti rinnovabili in capo ai fornitori e contemporaneamente promuovere l’utilizzo di più vettori energetici.
Il PNIEC sottolinea come l’elettrificazione diretta dei trasporti e l’utilizzo dei biocarburanti avranno un ruolo complementare nella decarbonizzazione del settore dei trasporti.
Se da una parte l’elettrificazione dei trasporti è una soluzione rivolta alle nuove immatricolazioni in particolare di veicoli leggeri, infatti, i biocombustibili avranno un ruolo chiave già nel breve termine in quanto contribuiscono alla decarbonizzazione del parco esistente e non solo a quello delle nuove immatricolazioni. Inoltre, nel lungo termine, i biocarburanti ricoprirebbero un ruolo rilevante nella decarbonizzazione dei settori difficilmente elettrificabili, in particolare nel settore aeronautico e navale.
Il PNIEC individua il mix ottimale per il raggiungimento del target sulle fonti rinnovabili nei trasporti, dato dai contributi orientativi delle diverse tipologie di fonti rinnovabili di seguito riportati:
‐ biocarburanti di prima generazione: per i biocarburanti single counting si stima un incremento in termini assoluti (da circa 210 ktep a 950 ktep nel 2030, pari al 2,3% del consumo complessivo dei trasporti). È comunque previsto, in linea con la direttiva, un abbandono dell’utilizzo di biocarburanti da palma e eventuali altre materie prime ad alto rischio ILUC (cambiamento indiretto di destinazione d’uso dei terreni);
‐ biocarburanti avanzati: si prevede di superare l’obiettivo specifico previsto dalla direttiva RED III, pari al 5,5% al 2030 (target cumulativo con i carburanti rinnovabili di origine non biologica, di cui 1% obbligatorio da questi ultimi), attraverso un aggiornamento dei meccanismi di incentivazione previsti per il biometano avanzato e gli altri biocarburanti avanzati (con D.M. 2 marzo 2018, DM 15 settembre 2022 e DM 16 marzo 2023) fino al raggiungimento di un obiettivo intorno al 10%;
‐ biocarburanti Allegato IX parte B: tale categoria comprende attualmente gli oli vegetali esausti e grassi animali di categoria 1 e 2, ma è in corso di ampliamento. Per tale ragione, anche se la direttiva impone un tetto massimo pari a 1,7%, lasciando agli Stati membri la possibilità di incrementare tale valore, si era già proposto con il precedente PNIEC un incremento fino al valore di 2,5% al 2030, con contributo finale pari al massimo al 5% (con il doppio conteggio); tale ambizione deve essere traguardata in particolare con materie prime raccolte su territorio nazionale, rispettando il principio di economia circolare e scoraggiando il ricorso a prodotti importati la cui sostenibilità e tracciabilità è meno certa. Si valuterà in seguito in dettaglio ma appare molto probabile, alla luce dell’aggiornamento in corso dell’intero Allegato IX, il dover richiedere l’innalzamento del tetto massimo fino al 5% (con un contributo per il raggiungimento dell’obiettivo fino al 10%).
‐ elettricità da FER consumata nel settore stradale: è atteso al 2030 un importante contributo dai veicoli elettrici puri (BEV) e ibridi elettrici plug-in (PHEV), che appaiono essere una soluzione per la mobilità urbana privata in grado di contribuire alla diminuzione dei consumi finali nei trasporti privati a parità di percorrenza e di favorire l’integrazione della produzione da rinnovabili elettriche. Ci si aspetta una diffusione complessiva di quasi 6,6 milioni di veicoli ad alimentazione elettrica al 2030 di cui circa 4,3 milioni di veicoli elettrici puri (BEV); si intende introdurre quote obbligatorie di veicoli elettrici specificatamente per il trasporto pubblico; nel complesso ci si attende un contributo della mobilità elettrica su strada pari a 0,95 Mtep (3,8 Mtep considerando il coefficiente premiante di 4).
‐ elettricità da FER consumata nel settore trasporti su rotaia: tali consumi peseranno per circa 0,34 Mtep che moltiplicato per 1,5 (fattore moltiplicativo) rappresenta circa il 1% dei consumi settoriali complessivi. Saranno prioritari gli interventi e le misure su questo segmento che rappresenta la modalità più efficiente dal punto di vista energetico, insieme al trasporto navale, di mobilità per le persone e per le merci.
‐ carburanti rinnovabili non biologici (RFNBO): si prevede per l’idrogeno prodotto da FER non biologiche un contributo almeno pari al 2% dei consumi settoriali complessivi, superiore a quanto previsto dalla RED III (comprensivo del doppio conteggio); tale contributo sarà fornito attraverso l’uso in raffineria oppure l’impiego diretto nelle auto, autobus, trasporto pesante e treni a idrogeno (per alcune tratte non elettrificate) e, nel medio-lungo periodo, nel trasporto marino o attraverso l’immissione nella rete del metano anche per uso trasporti.
‐ idrogeno di origine biologica, prodotto tramite gassificazione delle biomasse o tramite steam reforming del biometano: si prevede che questa tipologia di carburanti avrà un peso crescente nel raggiungimento della decarbonizzazione ma l’entità dello stesso è di difficile quantificazione allo stato attuale; occorrerà intraprendere un percorso che permetta un inquadramento delle singole tipologie sotto il profilo produttivo, ambientale, tecnico-normativo;
‐ biocarburanti avio e marittimo: si prevede un contributo da questi settori, soprattutto in seguito all’approvazione dei regolamenti FuelEU maritime e REfuel aviation; tuttavia al momento lo stesso appare di difficile quantificazione. In prima istanza, si stima un’immissione in consumo di biocarburanti in aviazione e navigazione pari a circa 250 ktep al 2030.
‐ recycled fossil fuels: sono carburanti non rinnovabili prodotti attraverso il recupero di carbonio, con risparmi emissivi sul ciclo di vita di almeno il 70% (esempio: plastiche raccolte in maniera differenziata o carburante ottenuto da recupero della CO2 delle acciaierie). Sicuramente questa tipologia di carburanti avrà un peso nel raggiungimento della decarbonizzazione valorizzando un recupero degli scarti, in un’ottica di economia circolare ma l’entità dello stesso è di difficile quantificazione; occorrerà intraprendere un percorso che permetta un inquadramento delle singole tipologie sotto il profilo produttivo, ambientale, tecnico-normativo.
Per le misure relative al SETTORE TRASPORTI, ai fini del raggiungimento degli obiettivi in materia di penetrazione delle rinnovabili, il Pniec riepiloga gli interventi già attuati. Fino al 2021 erano state individuate una serie di misure specifiche, tra le quali l’individuazione, a valere fino al 2022, di specifici obblighi di miscelazione dei biocarburanti, con i carburanti immessi in consumo, basati su un sistema di quote che, tra l’altro, riconosceva una premialità ai biocarburanti avanzati e ai biocarburanti da oli esausti e grassi animali. In secondo luogo, è stato previsto che i fornitori di carburanti debbano rispettare un obiettivo di risparmio del 6% dal 2020, in termini di emissioni GHG sul totale dei carburanti immessi in consumo in quell’anno, rispetto a un valore di riferimento. Infine, sono stati individuati incentivi per l’assolvimento dell’obbligo di immissione di biocarburanti attraverso il biometano e altri biocarburanti avanzati; nel periodo 2018-2022 è stata, infatti, incentivata la produzione di biometano e biocarburanti avanzati ai fini dell’assolvimento dell’obbligo esistente di miscelazione dei carburanti di origine fossile con biocarburanti, attraverso un sistema di ritiro del biometano prodotto, con rilascio di certificati di immissione in consumo (CIC) per la durata di dieci anni. L’onere di incentivazione è in capo ai soggetti obbligati (compagnie petrolifere che immettono in consumo carburanti da fonte fossile), non incide sulla bolletta elettrica e del gas, ma verosimilmente viene interiorizzato nel prezzo finale alla pompa dei carburanti.
Successivamente, in attuazione delle pertinenti disposizioni contenute nel decreto legislativo 8 novembre 2021, n.199 di recepimento della RED II, attraverso una serie di decreti di aggiornamento dei decreti vigenti di settore a valere sul periodo 2022-2030, sono state introdotte specifiche misure a valere dal 2023. Inoltre, sono stati previsti ulteriori incentivi per l’assolvimento dell’obbligo di immissione di biocarburanti attraverso il biometano, avvalendosi delle misure previste nel PNRR (contributo in conto capitale sulle spese ammissibili dell’investimento sostenuto e tariffa incentivante assegnata tramite aste al ribasso – DM 15 settembre 2022).
Allo stato attuale sono, inoltre, in via di definizione i decreti che regolamenteranno la diffusione del meccanismo delle garanzie di origine (GO) per i settori del biometano e idrogeno e la revisione della disciplina sulla sostenibilità e ulteriori criteri per i biocarburanti e del biometano, dei RNFBO e dei RCF.
L’adozione delle disposizioni previste nel settore dei trasporti, con i relativi vincoli, dovrebbe permettere di traguardare alcuni importanti obiettivi, tra i quali, per quanto concerne i biocarburanti avanzati, ossia i biocarburanti prodotti da materiali lignocellulosici, da colture no food, da residui e rifiuti agricoli e forestali, nonché da rifiuti e residui industriali, si prevede di raggiungere un sotto obiettivo intorno a 10%. Tale quota sarà traguardata soprattutto attraverso la realizzazione e l’esercizio degli impianti di produzione del biometano, promuovendo gli investimenti in questo campo.
Per quanto riguarda i biocarburanti single counting, che comprendono quelli prodotti da colture food&feed, è previsto un contributo limitato al 2,3% dei consumi complessivi settoriali, in linea con i vincoli previsti dalla normativa comunitaria. In particolare, si prevede un annullamento del contributo dei biocarburanti da palma ed eventuali altre categorie ad alto rischio ILUC.
Relativamente allo sviluppo delle rinnovabili, da una prima lettura del nuovo PNIEC emerge un sostanziale trascinamento di alcune carenze già presenti nel PNIEC 2019 (tra le quali si segnala la sottostima del contributo delle biomasse combustibili alle esigenze termiche e l’“assunto” che la maggior parte della produzione di biogas dovrà essere convertita a biometano.). Va detto, tuttavia, che il Piano, di fatto, si configura come una fotografia dell’evoluzione degli scenari al 2030 a “politiche vigenti”, concentrandosi sulla definizione di traiettorie che tengono conto essenzialmente delle misure già messe in atto. Questo spiega, probabilmente, la mancanza di consistenti scostamenti dall’impostazione già osservata nel PNIEC del 2019, ad eccezione, per quanto di interesse agricolo, di una rilevante crescita di attenzione riservata al biometano e all’integrazione delle rinnovabili con il territorio (differenziazione tra fotovoltaico a terra ed agrovoltaico ed espliciti rinvii alla definizione della normativa sulle aree idonee).
In termini di scenario è comunque utile osservare le traiettorie stimate della domanda di bioenergia disaggregate tra riscaldamento, energia elettrica e trasporti, e dell’offerta di biomassa ripartite tra materia prima e origine (distinguendo tra produzione interna e importazioni). In base a queste previsioni nel settore elettrico il nuovo PNIEC stima una tendenziale riduzione delle produzioni totali da bioenergie, poiché – sebbene nel periodo di transizione – si legge – tutte le fonti possano e debbano fornire un contributo importante – ci si attende una sostenuta dinamica di upgrade degli impianti dalla produzione di biogas a quella di biometano e di utilizzo dei soli impianti alimentati a bioliquidi che rispettano i requisiti di sostenibilità di cui all’articolo 42 del D.lgs. 199/2021 e che in particolare sono provenienti da filiere nazionali che ne assicurino la competitività.
Nei settori termico ed elettrico, i vincoli sulla sostenibilità – introdotti dalla RED II e rafforzati dalla RED III – probabilmente modificheranno struttura, dimensione e tipologia delle filiere di approvvigionamento di biomasse solide e biogas, ma al momento, si legge ancora – non è tuttavia possibile sviluppare precise quantificazioni degli impatti di questi fenomeni.
Per quanto riguarda le bioenergie nel settore termico il PNIEC prevede un andamento sostanzialmente stabile dei consumi di biomassa solida a fronte di una crescita molto sostenuta del biometano. Mentre per la prima ci si attende bassa variabilità nel mix di approvvigionamento (attualmente l’80-85% in contenuto energetico è di provenienza nazionale), il biometano sarà di provenienza esclusivamente nazionale; ciò comporterà un innalzamento della quota dei consumi complessivi di bioenergie coperta da produzione/origine interna. Anche per il settore trasporti ci si attende una crescita decisa degli impieghi di biometano, in questo caso accompagnati da incrementi anche delle altre tipologie di biocarburanti.
Si segnala, infine, come anche secondo le elaborazioni sviluppate nel Piano la produzione rinnovabile di maggiore interesse per il settore agricolo resti quella del biogas. Questa, intesa complessivamente per usi termici, elettrici e di biometano per combustione e utilizzo nei trasporti, arriverà, al 2030, a circa 5 Mtep.
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