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Nocciole: con import record nel 2020 serve più trasparenza sull’origine

26 Apr 2021
Nel 2020 le importazioni di nocciole sgusciate sono cresciute a 61,3 milioni di chilogrammi, record assoluto che supera anche i 59,8 milioni di chilogrammi del 2019 (precedente record), con ben 39,6 milioni di chilogrammi importati dalla Turchia, 13,7 dal Cile e 4,0 dall’ Azerbaigian.Per capire quanto sia cresciuto l’import, basta pensare che nel 2009 arrivavano dall’estero 30,3 milioni di chilogrammi di nocciole, un dato che quindi è più che raddoppiato in 12 anni. Tra il 2010 ed il 2020 la superficie coltivata a nocciole in Italia sarebbe passata da circa 71.000 ettari a 88.747 ettari, mentre si registra una forte attività di stimolo alla realizzazione di nuovi impianti di superfici consistenti, anche in zone di pianura, anche in regioni precedentemente non interessate dalla corilicoltura. Questa situazione, con l’aumento delle importazioni, nonostante la crescita degli impianti in Italia, in assenza di un obbligo di tracciabilità delle nocciole utilizzate nei derivati (tranne poche, meritorie industrie che volontariamente dichiarano l’origine delle nocciole lavorate), rischia di dare un immagine ingannevole dei derivati, con le nocciole nazionali che frequentemente vengono tagliate, miscelate o sostituite con quelle di importazione. E’ necesssario che il nuovo piano di settore, i cui lavori di aggiornamento partono il 22 aprile, sia predisposto verificando l’effettiva superficie attualmente coltivata ed il potenziale produttivo derivante, ponendo tra gli obiettivi la valorizzazione delle nocciole italiane, una maggiore trasparenza dell’origine delle nocciole utilizzate nei trasformati e in quelle commercializzate sgusciate ed un potenziamento dei controlli.

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