Un’indagine di Coldiretti evidenzia come L’ultima generazione sia responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari. Il “Rapporto sul consumo di suolo in Italia dell’Ispra” fa emergere che nel 2017 la superficie naturale si e’ ridotta di ulteriori 52 km2. La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale peUr i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono – sottolinea la Coldiretti – i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato – sostiene la Coldiretti – è che sono saliti a 7145 i comuni italiani, ovvero l’88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia – conclude la Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola.
Se all’analisi di Coldiretti si aggiungono i dati riferiti alla foresta italiana che vedono
un estensione ormai pari a quella coltivata che vale il 39% della superficie nazionale con un aumento dal 1990 di tre volte in ettari di foresta cresciuta naturalmente per abbandono del coltivato appare evidente che la nostra Italia deve rivedere l’approccio e l’attenzione alle tematiche di tutela territoriale e di prevenzione idrogeologica.
Per non parlare delle contraddizioni che vedono il 27% del territorio forestale sotto tutela contro il 21%del resto d’Europa e un utilizzo del 25% della ricrescita annuale forestale contro il 65% dei restanti paesi europei. Dulcis in fundo l’Italia è il primo importatore di legna da ardere e il 4° di pellet………Sono responsabilità veramente gravi !