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La strada giusta?

10 Mar 2014
E’ sempre motivo di soddisfazione quando la pubblicazione di una notizia induce i nostri lettori ad inviare note di commento.  e proposte  aprendo un momento di dibattito e di confronto. Pubblichiamo pertanto la comunicazione che giunge da un gruppo di operatori del biellese ringraziando per il contributo

Graglia (BI) 20 febbraio 2014

 
 
                Un gruppo di volonterosi amministratori pubblici e tecnici, da diversi mesi, si sta adoperando perchè possa nascere – nelle valli Elvo e Cervo – quello che è stato chiamato il Consorzio Forestale delle Montagne Biellesi. Ne avevamo già parlato dalle colonne dei giornali. Un certo numero di Comuni ha già aderito, altri, speriamo, lo facciano molto presto. Siamo sempre più convinti di quanto si sta proponendo, anche perchè alcuni recenti “fatti” ci fanno pensare di essere sulla buona strada. Questo, per esempio.
 
Settimana scorsa, nel corso di una conferenza stampa, l’Assessore regionale Vignale ha presentato un bando sullo sviluppo della “filiera bosco-energia”. Ma vediamo rapidamente in quale scenario si colloca questa iniziativa.

 
        I boschi hanno 100 funzioni: paesaggio (pensate al Biellese “pelato”); rifugio per gli animali selvatici; difesa da eventi catastrofici come frane e valanghe; produzione di legname da ardere o da opera, di frutti del sottobosco, di funghi e di piante medicinali; occupazione per le popolazioni montane… Alcune di queste sono difficilmente immaginabili: un ingegnere ferroviario bielorusso ci diceva quanto fosse necessario un nastro di piante lungo i binari: riduce di molto la necessità di spazzare la neve…
 
        Da tempi immemorabili, sino a qualche decennio passato, i boschi biellesi hanno scaldato tutti i nostri avi. Ovviamente “le macchine da fuoco” avevano scarso rendimento: molti sanno che il camino tradizionale perde più di metà del calore che produce lungo la canna fumaria, vi fa bruciare la parte che esponete al fuoco e gelare l’altra… Poi sono venute le stufe di ghisa e un pò la situazione è migliorata, ma il rendimento restava basso.
 
        Così – circa 30 anni fa – la tecnologia ha fatto passi enormi e ha prodotto camini, stufe e caldaie ad alto rendimento. Tutto ciò, unito al prezzo sempre più alto dei combustibili fossili, ha nuovamente favorito l’uso dei boschi che, negli anni ’60/’80, era stato praticamente abbandonato a sé stesso.
 
        Per un uso popolare restava una grossa scomodità: la necessità di alimentare le macchine da fuoco con tronchetti di legna, quindi la presenza almeno saltuaria di una persona “a casa”.
       
Negli anni 90 si sono messi a punto, soprattutto nelle nazioni nordiche e in quelle alpine (Austria, Svizzera e Germania), caldaie alimentate a cippato di legna che funzionano automaticamente. I tronchi vengono triturati e resi scaglie (cips) con grosse macchine, direttamente in bosco, la caldaia “si tira” il materiale combustibile. Tavigliano, Zubiena, Zimone, Occhieppo Superiore (per non fare troppi nomi) hanno installato caldaie di questo tipo in edifici pubblici e privati: hanno risparmiato, hanno utilizzato una risorsa locale e dato lavoro ai biellesi (che di questi tempi…).
 
Ultimamente sono stati messi a punto impianti in grado, con sistemi diversi, di produrre energia elettrica che viene immessa in rete. Così il GSE (gestore servizi elettrici) paga l’energia a un prezzo stabilito con il contributo dello Stato. Queste ultime però sono centrali di grandi dimensioni gestite da personale specializzato e, in qualche caso, guardate con sospetto (a torto o ragione) dall’opinione pubblica.
 
Tutto ciò ha favorito nuovamente l’uso dei boschi anche se le utilizzazioni dei boschi piemontesi sono molto basse rispetto alle disponibilità di legname in piedi. La Regione ha stimato la possibilità di prelevare circa 2,5 milioni di metri cubi di legname all’anno dalle aree accessibili, a fronte di un prelievo annuo ben inferiore a 1 milione di metri cubi.
 
Ma torniamo al bando regionale, del quale ci preme segnalare alcuni aspetti importanti. Sono disponibili € 1.435.000, come contributo dal 30 al 50% per varie azioni che hanno come obiettivo “lo sviluppo della filiera forestale attraverso la manutenzione dei patrimoni forestali della montagna assicurata dalla gestione forestale unitaria, duratura, multifunzionale dei patrimoni pubblico-privati collegati ad un uso energetico della biomassa.”
 
Fra gli interventi possibilmente finanziabili (l’Assessore ci scuserà se semplifichiamo, magari troppo, per riguardo al lettore), prendiamo – non a caso – quello che recita:
 
c) realizzazione di piani di approvvigionamento, piani forestali aziendali e intervento di miglioramento boschivo
 
Concetriamoci sulla seconda voce. I piani forestali aziendali: cosa sono? Sono la reale possibilità programmare convenientemente i prelievi dalle foreste, amorevolmente cresciute dalle generazioni che ci hanno preceduto, anziché depredarle in poco tempo per soddisfare urgenze finanziarie. Questo vale per una famiglia ma – ancor di più – per un’amministrazione comunale, che dura in carica 5 anni, e che potrebbe rapinare un bosco di tutti, oltre a fare un danno grave al paesaggio.
 
I promotori del Consorzio Forestale Montagne Biellesi pensano a un Piano Forestale Aziendale ogni 3-4 Comuni vicini. Questo strumento avrà durata di 10/15 anni, sarà redatto secondo lo schema predisposto dalla Regione, la quale penserà a verificarlo e approvarlo. Una volta approvato – per quel territorio – diventa “legge”. Ci troveremo scritto cosa c’è e quanto c’è nel bosco; come, quando e quanto materiale legnoso si può tagliare e portare via; le regole da seguire perchè il bosco abbia un futuro… insomma sta ai boschi come il “piano regolatore” sta alle case o alle aree produttive di un Comune. è ovvio che stendere un Piano forestale aziendale richieda specializzazione e venga a costare dei soldi.
 
Un reguisito richiesto dal bando per accedere ai contributi è che “Gli investimenti devono essere realizzati esclusivamente all’interno di forme di gestione associata delle foreste e all’interno di foreste oggetto di piani di approvvigionamento di impianti per la produzione di energia.” Quali sono le forme di gestione associata delle foreste? I Consorzi forestali… Appunto.
 
Siamo o no sulla strada giusta? Tenendo conto che questi sono solo alcuni dei benefici della proposta di Consorzio?
 
 Costante Giacobbe                            Massimo Barbonaglia
 
 
 
 
                                                                                             
 
 
 
 
 

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