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La Francia si attrezza per valorizzare gli assorbimenti di carbonio.

13 Ott 2021

Le sfide legate alla transizione ecologica e al raggiungimento della neutralità climatica, sancite a livello europeo attraverso il Green deal e la legge climatica europea, coinvolgono attivamente il settore agricolo con la strategia Farm to Fork in cui, tra l’altro, si annuncia un cambio di passo anche rispetto alla dotazione di strumenti per il riconoscimento del ruolo attivo del settore agroforestale nel campo della mitigazione climatica e la valorizzazione economica degli assorbimenti di carbonio nell’ambito dei mercati volontari.

Attualmente, infatti, in Italia questo processo risulta bloccato a causa di diversi problemi, tra cui quello della “doppia contabilizzazione” (impossibilità di scambiare crediti di carbonio prodotti dal settore agricolo sul mercato libero quando questi fanno riferimento ad assorbimenti già contabilizzati da Ispra nell’ambito dei bilanci nazionali) oltre che da un’eccessiva frammentazione degli standard che caratterizzano i mercati volontari del carbonio.

A testimonianza di un fermento che in Europa vede alcuni stati già impegnati nella soluzione di questi problemi e auspicando, proprio in attuazione della strategia Farm to fork, una armonizzazione a livello europeo in tal senso, si segnala, tuttavia, una interessante iniziativa adottata dal governo francese nel 2019.

Si tratta della creazione dell’etichetta a basse emissioni di carbonio (Label Bas Carbone), promossa dal Ministero della transizione ecologica francese in collaborazione con il Ministero dell’agricoltura e dell’alimentazione, dell’Istituto dell’economia per il clima (I4CE) e di molti altri partner (Ademe, Institut de l’Elevage, CNIEL, CNPF, ONF, ONG, ecc.).

Attraverso questa etichetta la Francia, infatti, supporta il raggiungimento degli obiettivi nazionali legati alla transizione ecologica e alla neutralità climatica, puntando su iniziative di livello territoriale e in grado di attirare investimenti privati. L’etichetta a basso contenuto di carbonio rappresenta, infatti, il primo quadro volontario di certificazione climatica in Francia e garantisce che i progetti di riduzione e/o sequestro del carbonio realizzati sul territorio contribuiscano in modo corretto e trasparente al raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali ed europei grazie a modalità credibili e verificate di contabilizzazione delle emissioni di gas serra (GHG).

Lo scopo dell’etichetta Label Bas Carbone, infatti, è quello di:

L’etichetta Label Bas Carbone, quindi, è concepita proprio per conferire credibilità e visibilità a progetti basati sulla riduzione delle emissioni climalteranti e sull’aumento degli assorbimenti di carbonio, mediante un loro inserimento, che avviene al termine di un processo di valutazione, in un registro on line tenuto dal Ministero dell’agricoltura francese, facilitando così il collegamento tra il promotore del progetto e i potenziali finanziatori.

L’iscrizione dei progetti nell’ambito di un registro gestito da un organo istituzionale costituisce, infatti, una garanzia rispetto alla loro qualità e al loro impatto sul clima; permette un monitoraggio in tempo reale delle iniziative presenti sul territorio; facilita la comunicazione e la verifica delle riduzioni delle emissioni di gas serra e costituisce un sistema che permette la tracciabilità del finanziamento, al fine di evitare che la stessa tonnellata di CO2 evitata o sequestrata non venga finanziata, utilizzata o venduta più di una volta.

L’etichetta Label Bas Carbone incoraggia lo sviluppo di progetti in molti settori, tra cui la silvicoltura, l’agricoltura, i trasporti, l’edilizia, ecc.. Possono beneficiare del marchio, infatti, i progetti in grado di dimostrare che gli assorbimenti prodotti sono aggiuntivi a quelli producibili mediante operazioni che possono definirsi abituali (best as usual). Le azioni che caratterizzano un progetto possono consistere nell’attuazione di cambiamenti migliorativi nelle pratiche, nei sistemi o nei comportamenti, nell’introduzione di nuove tecnologie o in qualsiasi altra attività che consenta di accelerare la transizione verso modelli di produzione e consumo caratterizzati da basse emissioni di carbonio.

Si noti come, secondo lo schema messo a punto dal governo francese, per beneficiare dell’etichetta, un progetto deve sottoporsi ad un determinato iter che inizia con la necessità di fare riferimento ad un metodo approvato dal Ministero della transizione ecologica francese. Tra i metodi già approvati troviamo, ad esempio, quelli che riguardano la ricostruzione di foreste degradate, la conversione dei boschi cedui in fustaie, rimboschimenti, la piantagione di frutteti, l’introduzione di siepi, cambiamenti nelle tecniche di coltivazione di colture di pieno campo, interventi per la riduzione delle emissioni di metano attraverso la razionalizzazione dell’alimentazione dei bovini da latte, così come l’implementazione di pratiche che consentono la mitigazione delle emissioni di gas serra, nonché l’aumento dello stoccaggio di carbonio nei suoli e nella biomassa nelle aziende agricole. Altri metodi sono allo studio in vari campi tra cui agricoltura, selvicoltura, trasporti, energia, edilizia ed economia circolare. I diversi metodi specificano, in particolare, come, in quei determinati contesti, deve essere determinato lo scenario di riferimento e come calcolare le riduzioni delle emissioni/aumento degli assorbimenti.

L’agricoltura è certamente uno dei settori che può avvalersi convenientemente di questa etichetta, valorizzando la riduzione delle emissioni nei processi e l’aumento della sostanza organica nei suoli attraverso l’introduzione di varie tecniche agronomiche. Per le attività zootecniche e l’orticoltura, ad esempio, è possibile compensare le emissioni attraverso l’agro-forestazione, la valorizzazione degli scarti animali (anche con la produzione contestuale di biogas), l’aumento delle superfici adibite a prati permanenti e a leguminose, la riduzione dell’uso di fertilizzanti chimici e delle importazioni di mangimi, ecc.. In generale, tutte le iniziative previste risultano caratterizzate da un impatto positivo sull’ambiente e sulla società, agendo anche sulla tutela della biodiversità, della qualità dell’acqua, dell’aria e degli alimenti e sulla salute dei cittadini.

In termini metodologici, l’etichettatura di un progetto passa attraverso diverse fasi di validazione e culmina con il suo inserimento in un apposito registro on-line che ne favorisce il finanziamento, tuttavia la ricerca degli investitori resta in capo al promotore. La certificazione attraverso la Label Bas carbone, infatti, non garantisce l’ottenimento di finanziamenti per i progetti etichettati (la validazione ministeriale e l’iscrizione al registro pubblico on-line hanno il solo scopo di favorire l’incontro tra domanda ed offerta). Il finanziamento del progetto, infatti, può essere effettuato, su base volontaria, da parte di investitori interessati (aziende o enti locali che desiderano compensare le proprie emissioni di CO2).

La quantificazione delle riduzioni delle emissione generate/evitate ed il prezzo pagato dagli investitori sono comunque elementi lasciati alla discrezionalità dei contraenti, sulla base di un libero accordo (l’etichetta non prevede finanziamenti minimi o massimi, né indicazioni riconducibili al “prezzo del carbonio”). La verifica effettiva dell’entità di riduzione delle emissioni e/o degli assorbimenti, invece, può essere attivata su richiesta del titolare o del mandatario, quando si intende procedere ad un riconoscimento ai fini della spendibilità di queste informazioni nella comunicazione aziendale. Lo schema dell’etichetta prevede che questa verifica sia effettuata da un revisore indipendente di parte terza e che i dati ottenuti vengano trasmessi all’autorità che gestisce il registro pubblico. La verifica, infatti, comporta la contestuale registrazione delle riduzioni/assorbimenti verificati nell’apposito registro on-line, nell’ambito del quale queste attività vengono collegate ai nominativi sia del promotore del progetto, sia del soggetto finanziatore che può, quindi, avvalersi, in termini di comunicazione, dei risultati così verificati e pubblicamente resi noti.

In conclusione, sulla base dell’importanza della messa a punto di sistemi in grado di valorizzare economicamente gli assorbimenti di carbonio prodotti dal settore agro-forestale, l’iniziativa francese merita di essere seguita con attenzione ed eventualmente riproposta come modello anche per l’Italia, specie rispetto alla necessità di un coinvolgimento istituzionale nell’ambito della regolamentazione e razionalizzazione dei mercati volontari del carbonio. A tutt’oggi, infatti, per il settore agroforestale nazionale risulta proibitivo l’accesso a modalità di remunerazione degli assorbimenti di carbonio prodotti e in assenza di strumenti in tal senso c’è il rischio che l’obiettivo della neutralità climatica al 2050, basato proprio su un deciso impulso agli assorbimenti di carbonio, che, tra l’altro, ricordiamo essere una prerogativa esclusiva del settore agroforestale, sia destinato a restare un’utopia.

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