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Inquinamento atmosferico: considerazioni sulla qualità del particolato e sulla revisione del PNIEC

6 Dic 2023

Nell’ambito di un incontro tecnico, tenuto con alcuni esperti di settore sulle prospettive delle bioenergie, sono emersi i risultati di un interessante studio (Enigl M. Strasser C., Hochbichler E., Schmidl C. 2017 – Nitrogen assessment in small scale biomass heating systems) sul particolato delle biomasse che evidenzia come la tossicità degli inerti che sono rilasciati dalla combustione delle biomasse sia 1000 volte inferiore rispetto a quello delle fonti fossili.

La ragione va ricondotta all’utilizzo protratto da molti millenni della combustione del legno per la quale l’organismo umano ha sviluppato difese che non possiede nei confronti delle emissioni degli idrocarburi che esistono da poco più di un secolo.

In termini di valutazione delle prospettive per le biomasse combustibili, quindi, si tratta considerare il tema del particolato (in relazione agli impatti legati alla combustione) non tanto da un punto di vista quantitativo ma qualitativo. Lo studio, quindi, può essere considerato a supporto di rivisitazione dell’attuale versione del Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) che, così come era avvenuto nell’edizione del 2019, prevede una sottostima del potenziale delle biomasse e delle bioenergie in generale, oltre ad una ingiustificata limitazione dell’uso delle biomasse agroforestali locali nelle aree di superamento e nelle aree metanizzate per produrre energia termica ed energia elettrica in assetto cogenerativo ad alto rendimento, anche attraverso il teleriscaldamento (TLR). È altresì incomprensibile l’esclusione della biomassa dalle quote d’obbligo di energia rinnovabile previste in Italia per le nuove costruzioni e ristrutturazioni rilevanti.

La discussione sviluppata nel corso dell’incontro tecnico ha riproposto, con molteplici evidenze, la necessità di considerare la biomassa un fonte di energia rinnovabile sostenibile.

Oltre all’interessante studio sulla valutazione qualitativa del particolato, un accento particolare è stato posto sulla disponibilità di adeguate soluzioni tecnologiche già disponibili sul mercato (alcune delle quali già ampiamente diffuse grazie al conto termico), dalla scala domestica alla media-grande taglia.

I nuovi sistemi di combustione, infatti, sono in grado di azzerare (o di ridurre sensibilmente) i fattori di emissione di particolato primario e carbonio organico. Il mercato, infatti, propone tecniche di combustione estremamente evolute ed innovative corredate di misure secondarie (ricircolo e sistemi di filtrazione) oggi applicabili a costi ragionevoli anche alle caldaie domestiche. I moderni impianti a biomassa possono essere inseriti anche in TLR esistenti (a gas naturale); dimensionati opportunamente per lavorare in sinergia con i generatori a gas possono incrementare significativamente l’efficienza energetica del TLR (non esistono studi che dimostrano che la realizzazione di un impianto tecnologico moderno a biomassa (TLR o cogenerazione ad alto rendimento), anche in Comune metanizzato, abbia comportato un peggioramento della qualità dell’aria a livello locale.

Sulla base delle considerazioni che emergono dalla lettura dello studio sull’importanza dell’approccio qualitativo sugli impatti del particolato e sulle riflessioni che riguardano i progressi attuali e potenziali a livello tecnologico nel campo della combustione delle biomasse, oltre a numerose altre implicazioni che riguardano, ad esempio, l’importanza di sostenere la gestione forestale sostenibile e in generale la valorizzazione energetica delle biomasse lignocellulosiche (es. scarti di potatura di oliveti, vigneti e frutteti), si può ritenere che il PNIEC debba tenere in maggiore considerazione il ruolo dell’energia termica da bioenergie. Da più parti l’approccio del nuovo piano è stato ritenuto debole sugli aspetti che riguardano il termico (in quanto marcatamente orientato ad una elettrificazione spinta di tutti i consumi energetici).

Considerando, invece, sia le risorse legnose a disposizione, ed escludendo quelle già necessariamente impiegate per energia elettrica e trasporti (in base alle previsioni dello stesso PNIEC) e soprattutto le tecnologie di combustione disponibili, sembrerebbe assolutamente coerente un innalzamento degli obiettivi legati all’impiego energetico delle biomasse, puntando, ad esempio, ad  un obiettivo al 2030 di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da bioenergia, paria a circa 164 GW di potenza installata, rispetto ai 7,4 Mtep previsti dall’attuale formulazione del Piano. Con questa ri-modulazione al 2030 sarebbe possibile raggiungere una decarbonizzazione del 54,3% dei consumi finali termici, consentendo di allineare gli obiettivi a quanto previsto dal Green Deal e facendo un passo importante verso gli ancora più sfidanti obiettivi al 2050. Confrontando le attuali prospettive con quelle potenziali, infatti, sembra possibile raggiungere al 2025 una quota di copertura delle fonti rinnovabili sui consumi termici del 37,1% (+10% rispetto al PNIEC) e al 2030 una quota di copertura del 54,3% (+20% rispetto al PNIEC). Le bioenergie potrebbero, dunque, arrivare a coprire fino al 68% dell’energia da FER nel settore termico e fino al 37% dei consumi finali lordi al 2030.

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