Di seguito le opere premiate della sesta edizione del Festival Cinematografico delle Foreste
PREMIO ITIS PALEOCAPA
Dove l’uomo non è più sovrano, Paolo Rossi e Nicola Rebora
Ottima fotografia ed estetica ed un tema per nulla scontato: la natura che si riprende il territorio occupato dall’uomo e ristabilisce il suo ordine. Un film che centra a pieno i temi del festival delle foreste con un racconto originale, inquadrature artistiche e una colonna sonora inedita capace di sottolineare le riprese e il mondo della natura. Il film permette di far vivere il bosco da vicino, aiuta ad osservare gli animali svolgere le loro quotidiane attività indisturbati dalla presenza dell’uomo. Non solo, la descrizione del bosco come un caos fa aprire gli occhi su ciò che effettivamente è un disordine causato dall’uomo e cosa, invece, un disordine, a suo modo, ordinato della natura.
MENZIONE SPECIALE
Il bosco che non c’era, Giovanni Pellegrini
Abbiamo assistito nel corso del precedente millennio alla conquista delle aree coltivabili a scapito dei boschi planiziali. L’opera dei monaci nel Medioevo è nei libri di storia. Questo film, che vuole essere un esempio per pratiche da attuarsi nel futuro, illustra esattamente il contrario, ossia la messa a dimora di migliaia di alberi in un terreno agricolo per ripristinare con metodi scientifici un bosco planiziale, oggi come oggi preziosissimo per abbattere la CO2 in forte crescita a causa del mutamento del clima.
FILM VINCITORE
Il seme del futuro, Francesca Frigo
Fin dal titolo, ‘Il seme del futuro’ racconta di un ricercatore che pensa ad un futuro possibile di armonia tra umanità e natura; il solo modo per andare avanti, verso una nuova abitabilità della Terra. Il film è pertinente col tema del Festival, dinamico e coinvolgente per lo spettatore, unisce la profondità umana e la bellezza dei paesaggi al rigore scientifico, che si esprime con le interviste realizzate direttamente sul luogo e con le lezioni universitarie tenute dal protagonista che cerca in questo modo di trasmettere ai giovani il suo amore per il territorio e la passione per la ricerca e per la tecnologia non usata per distruggere, bensì ripensata come strumento prezioso per comprendere la natura e averne cura. Questo canale di comunicazione tra gli studenti e il ricercatore è ciò che ha colpito maggiormente tutti i giurati: non si limita alla contemplazione della natura, ma offre uno spunto di riflessione e d’azione molto interessante e ben articolato. “Il seme del futuro” trasmette speranza, una speranza che va alimentata con la conoscenza e la sensibilità, affinché tutti noi possiamo guardare ad un futuro migliore.
Si rende noto che la Regione Marche ha pubblicato un bando per la costituzione di forme di associaz...
A decorrere dal 1° ottobre 2024, sono tenuti al possesso della patente a punti le imprese e i...
Nel corso dell’esame dei disegni di legge sulla promozione del sistema montagna, si dà conto del...
Fino ad oggi alla specie Lupo è stato accordato dalla Convenzione di Berna(1979) e dalla Direttiva...