Nella prima mattina di ieri, Consiglio UE e Parlamento europeo hanno trovato un accordo sull’Emissions Trading System (ETS), il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE che punta a contrastare i cambiamenti climatici e rappresenta uno strumento essenziale per ridurre in maniera economicamente sostenibile ed efficiente le emissioni di gas a effetto serra.
Dopo gli accordi di novembre su Effort Sharing Regulation (ESR) e Land use, land use change and forestry (LULUCF), e successivamente all’accordo trovato la passata settimana sul Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), questo accordo rappresenta la conclusione della prima serie di riforme contenute nel pacchetto “Pronti per il 55%” che prevede di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030.
Nell’accordo raggiunto, sono presenti i seguenti punti di maggior rilievo:
- Entro il 2030, le emissioni dei settori compresi dovranno diminuire del 62% rispetto ai livelli del 2005; per raggiungere questa diminuzione, ci sarà una riduzione una tantum della quantità di quote a livello europeo di 90 Mt di Co2 equivalenti nel 2024 e di 27 Mt nel 2026, in combinazione con una riduzione annuale delle quote del 4,3% dal 2024-27 e del 4,4% dal 2028-30.
- Il 24% di tutte le quote ETS sarà collocato nella riserva di stabilità del mercato per far fronte a possibili squilibri tra l’offerta e la domanda di quote sul mercato a causa di shock esterni come quelli causati dalla COVID-19.
- Eliminazione graduale delle quote gratuite dell’ETS destinate alle imprese, partendo dal 2,5% nel 2026, avendo un incremento ogni anno fino ad arrivare al 100% nel 2034;
- In maniera equivalente all’eliminazione delle quote gratuite, verrà invece introdotto il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM), iniziando quindi nel 2026 e diventando completamente introdotto nel 2034; (ricordo che il CBAM ricoprirà i seguenti prodotti: cemento, alluminio, fertilizzanti, produzione di energia elettrica, idrogeno, ferro e acciaio, nonché alcuni prodotti derivati);
- Entro il 2025, la Commissione valuterà il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio per i beni prodotti nell’UE e destinati all’esportazione verso Paesi terzi e, se necessario, presenterà una proposta legislativa per combattere questo rischio;
- Verrà incluso per la prima volta il settore del trasporto marittimo (qui più informazioni);
- Riguardo ai rifiuti, i Paesi dell’UE dovranno misurare, comunicare e verificare le emissioni degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani a partire dal 2024. Entro il 31 gennaio 2026, la Commissione presenterà una relazione con l’obiettivo di includere tali impianti nel sistema ETS dell’UE a partire dal 2028;
- Per finanziare e supportare la transizione verde sono stati aumentati i finanziamenti per:
- il Fondo di modernizzazione (il volume verrà aumentato attraverso la messa all’asta di un ulteriore 2,5% del tetto massimo ETS, il cui 90% dovrà essere utilizzato per sostenere investimenti prioritari) e
- il Fondo per l’innovazione (aggiunti altri 20 milioni di quote derivanti dall’estensione del campo di applicazione del sistema ETS marittimo dell’UE ad altre grandi navi e dall’inclusione del metano e dei nitrossidi. Nell’ambito del Fondo per l’innovazione sono previsti bandi dedicati alla decarbonizzazione del settore marittimo.)
- Creazione di un ETS separato per il settore degli edifici e del trasporto stradale e per i combustibili destinati ad altri settori;
- Istituzione di un fondo sociale per il clima per sostenere le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti. Il fondo farà parte del bilancio dell’UE e sarà alimentato dalle entrate con destinazione specifica esterne fino a un importo massimo di 65 miliardi di euro.
Ogni Stato membro presenterà alla Commissione un “piano sociale per il clima”. Gli Stati membri contribuiranno, a livello nazionale con il proprio bilancio, alle misure intraprese (cofinanziamento del 25%).
Perché la legge entri in vigore le due istituzioni dovranno ora approvare formalmente il testo.