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Decreto ministeriale sui criteri, modalità e procedure per l’attuazione dei Contratti di filiera nel settore forestale

29 Mar 2023

Il 21 marzo u.s., Giornata internazionale delle Foreste, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il D.M (MASAF) prot. n. 0048567 del 31 gennaio 2023, recante la Disciplina dei criteri, delle modalità e delle procedure per l’attuazione dei Contratti di filiera e le relative misure agevolative di cui all’art. 3 per la realizzazione dei Programmi PNRR Contratti filiera settore forestale.

Il D.M prot. n. 0048567 del 31 gennaio 2023 disciplina i criteri, le modalità e le procedure per l’attuazione dei Contratti di filiera nel settore forestale, nonché le relative agevolazioni, che verranno messe a disposizione a breve da uno specifico bando del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR. Al Decreto, che riprende gli esiti della manifestazione di interesse sviluppata tra gli inizi di luglio e gli inizi di settembre del 2022, seguirà il Bando PNRR, che vedrà l’allocazione di 10 milioni di euro per la costituzione di Contratti di Filiera nel settore forestale “al fine di potenziare le relazioni intersettoriali lungo le catene di produzione, trasformazione e commercializzazione, attraverso l’aggregazione dei produttori e la creazione di responsabilità solidale di imprese e proprietari forestali”.
Il bando PNRR prevederà finanziamenti con procedura “a sportello” fino all’esaurimento delle risorse stanziate. Le domande saranno registrate e valutate in base all’ordine cronologico di presentazione e le risorse saranno quindi assegnate ai progetti valutati positivamente sulla base dell’ordine di presentazione e fino a esaurimento dei fondi disponibili.
I destinatari delle agevolazioni saranno i Contratti di filiera, che dovranno prevedere programmi che coinvolgano almeno due beneficiari diretti articolati nei segmenti della filiera, con un ammontare delle spese ammissibili non superiore a un milione e duecento mila euro.
I programmi di intervento dovranno essere articolati in progetti, suddivisi in diverse tipologie di interventi ammissibili, in relazione all’attività svolta dai soggetti beneficiari e in modo da dimostrare l’integrazione fra i differenti soggetti in termini di miglioramento del grado di relazione organizzativa commerciale e in termini di distribuzione del reddito.

Le spese ammissibili per i singoli progetti potranno essere:
• investimenti in tecnologie forestali della trasformazione, mobilitazione e commercializzazione dei prodotti delle foreste e dell’arboricoltura da legno, connessi con l’attività di produzione, utilizzazione trasformazione, mobilizzazione e commercializzazione del legno e dei prodotti da esso derivati, con spesa massima ammissibile per progetto e per beneficiario di 600.000 euro;
• investimenti in infrastrutture connesse allo sviluppo, alla modernizzazione o all’adeguamento del settore forestale e dell’arboricoltura da legno, con spesa massima ammissibile per Progetto e per beneficiario di 600.000 euro;
• investimenti per il trasferimento di conoscenze, azioni di formazione e informazione con spesa massima ammissibile per Progetto e per beneficiario di 200.000 euro;
• investimenti alla ricerca e allo sviluppo nel settore forestale e dell’arboricoltura da legno, con spesa massima ammissibile per Progetto e per beneficiario di 300.000 euro.
Il decreto suddivide i soggetti proponenti dei Contratti di filiera (tra cui anche enti pubblici, organizzazioni professionali, Reti di imprese, Associazioni temporanee di impresa, Accordi di foresta) dai soggetti beneficiari delle agevolazioni previste, che saranno:
• i proprietari di superfici forestali e/o titolari della gestione di superfici forestali: silvicoltori privati, comuni e loro consorzi;
• le piccole e medie imprese che operano nel settore delle utilizzazioni e produzioni forestali e dell’arboricoltura da legno;
• le organizzazioni di proprietari, produttori e le associazioni di organizzazioni di proprietari e produttori riconosciute ai sensi della normativa vigente;
• le società costituite tra proprietari forestali o di impianti di arboricoltura da legno, soggetti che esercitano l’attività di gestione, produzione e utilizzazione forestale, cooperative e loro consorzi, e i soggetti che esercitano l’attività di trasformazione del legno e dei prodotti da esso derivati nonché le imprese commerciali, industriali e addette alla distribuzione, purché almeno il 51% del capitale sociale sia posseduto dai proprietari forestali o di impianti di arboricoltura da legno.
Un aspetto innovativo e molto interessante del decreto è che i Contratti di filiera che saranno finanziati dal Bando PNRR potranno avere tra i soggetti proponenti anche gli “Accordi di foresta”, un innovativo strumento da poco a disposizione del settore forestale italiano per costruire sinergie, condividere le sfide economiche e promuovere l’economia circolare della filiera foresta legno.
Nel panorama nazionale degli accordi di filiera e reti d’impresa, infatti, l’Accordo di Foresta rappresenta uno strumento giuridico innovativo per lo sviluppo di sinergie virtuose a beneficio delle aree forestali e della multifunzionalità che caratterizza il settore. Questo strumento nasce attraverso l’articolo 35-bis “Misure di semplificazione e di promozione dell’economia circolare nella filiera foresta-legno”, del decreto legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, nella Legge 29 luglio 2021, n. 108.
A partire dall’entrata in vigore del Testo Unico Forestale (TUF – decreto legislativo 3 aprile 2018 n. 34), infatti, la materia forestale ha acquistato particolare importanza nelle politiche nazionali e regionali e il ruolo delle foreste e delle filiere forestali ha assunto un peso maggiore nella consapevolezza sociale. Il citato decreto, infatti, ha introdotto importanti disposizioni per la gestione del patrimonio forestale nazionale, che copre attualmente più del 36% del territorio italiano, coinvolgendo non solo lo storico settore produttivo del legno ma anche tutte le filiere che dalle foreste possono svilupparsi generando beni e servizi per la società di oggi e per le generazioni future. In particolare, il concetto internazionale di Gestione Forestale Sostenibile (GFS) nel TUF viene riproposto con una nuova valenza sociale, divenendo un atto di responsabilità del proprietario, pubblico o privato che sia, nei confronti del bosco e della società. La scelta gestionale, produttiva o conservativa, si definisce, infatti, nel rispetto delle norme vigenti assecondando i ritmi e le evoluzioni naturali del bosco, e si concretizza nello strumento pianificatore (costituito di norma dal Piano di Gestione Forestale), che esprime una assunzione di responsabilità nell’interesse pubblico da parte dei proprietari o titolari delle superfici forestali, pubblici o privati. Partendo da questo presupposto appare chiaro come la partecipazione e la condivisione nelle scelte di gestione per la realtà forestale italiana in ambito locale, debba rispondere alle esigenze e necessità presenti e future, integrandosi con le scelte di sviluppo socioeconomico del territorio.
L’idea dell’Accordo di Foresta nasce proprio dall’esigenza di poter creare una nuova figura contrattuale che rappresenti sempre di più i territori, le comunità e le realtà socioeconomiche delle aree montane e interne del paese, coinvolgendo vari soggetti, dal proprietario forestale (pubblico o privato), al produttore di beni e servizi, al trasformatore, ai segmenti di commercializzazione, fino alle popolazioni locali, ai consumatori e fruitori dei prodotti forestali e dei servizi ecosistemici.
Nello specifico, si ricorda che attraverso l’articolo 35-bis del Decreto 77 (Semplificazioni e Governance del PNRR) “Misure di semplificazione e di promozione dell’economia circolare nella filiera foresta-legno” viene promossa la “stipulazione di accordi di foresta nel territorio nazionale, quali strumenti per lo sviluppo di reti di imprese nel settore forestale. Al fine di valorizzare le superfici pubbliche e private a vocazione agro-silvopastorale, nonché per la conservazione e per l’erogazione dei servizi ecosistemici forniti dai boschi”.
Gli Accordi di Foresta sono equiparati alle reti di impresa agricole e possono:
– individuare e mettere in atto le migliori soluzioni tecniche ed economiche in funzione degli obiettivi condivisi e sottoscritti dai contraenti con gli accordi medesimi;
– promuovere la gestione associata e sostenibile delle proprietà agro-silvopastorali per il recupero funzionale e produttivo delle proprietà fondiarie pubbliche e private, singole e associate, nonché dei terreni abbandonati;
– prevedere la realizzazione di interventi volti alla riduzione dei rischi naturali, del rischio idrogeologico e di incendio boschivo;
– prevedere la realizzazione di interventi e di progetti volti allo sviluppo di filiere forestali e alla valorizzazione ambientale e socio-culturale;
– promuovere sinergie tra coloro che operano nelle aree interne sia in qualità di proprietari o di titolari di altri diritti reali o personali sulle superfici agrosilvo-pastorali sia in qualità di esercenti attività di gestione forestale e di carattere ambientale, educativo, sportivo, ricreativo, turistico o culturale”. Federforeste accoglie con favore il decreto che disciplina e sostiene con specifiche agevolazioni i contratti di filiera nel settore forestale, così come esprime interesse per il nuovo strumento degli Accordi di Foresta, ritenuto propedeutico ad una gestione forestale sostenibile e allo sviluppo di azioni concrete volte a realizzare interventi condivisi per la conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale da parte di una comunità locale.
L’accordo di Foresta, infatti, si caratterizza per essere uno strumento vincolante che individua e definisce obiettivi, impegni e ruoli di collaborazione per lo sviluppo locale. Le imprese agro-forestali potranno, quindi, collaborare tra loro e/o coinvolgendo altri attori territoriali nella gestione forestale, attraverso la stipula di Accordi di Foresta che potrebbe evolversi dando attuazione ad un Piano di Gestione Forestale orientato allo sviluppo di filiere sostenibili (produttive, ambientali, socioculturali), alla creazione di occupazione, allo sviluppo di innovazione, al mantenimento del presidio di aree marginali, alla realizzazione di scelte condivise su un’area vasta, ricercando un equilibrio tra esigenze ecologiche, ambientali, paesaggistiche e quelle umane, realizzando una strategia territoriale orientata contestualmente alla conservazione e allo sviluppo socioeconomico.

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