logo federforeste menu
News »

Crolla il raccolto di castagne tra maltempo e cinipide

12 Ott 2016
 Crolla il raccolto di castagne nel 2016 per la strage che si è verificata in Campania, la prima regione produttrice, dove si prevede un taglio fino al 90% ma cali sono segnalati in tutto il meridione mentre una leggera ripresa dei raccolti si stima al nord, però con alcune zone critiche a causa della siccità. E’ quanto da una indagine della Coldiretti in occasione dell’avvio della raccolta, con una situazione disomogenea che fotografa una preoccupante inversione di tendenza. Il crollo si verifica in fatto dopo la leggera ripresa dello scorso anno rispetto al 2014 che aveva fatto segnare il minimo storico dall’Unità di Italia, per effetto degli attacchi del cinipide, il parassita cinese che fa seccare gli alberi ed ha provocato nei boschi italiani una vera strage.

  
Mentre al nord la lotta al cinipide sta producendo risultati soddisfacenti al centro-sud all’andamento climatico non ottimale si è aggiunta la recrudescenza dei danni del cinipide, arrivato in queste aree più recentemente e non ancora debellato. L’attività di lotta al cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide Torymus sinensis, ha dato risultati positivi nei castagneti delle regioni del nord, dove il cinipide è presente da anni e più precocemente è partita la lotta, mentre al centro ed al sud il cinipide è comparso successivamente e l’azione di contrasto al parassita è ancora in pieno svolgimento. 
Rimane pertanto ancora difficile la situazione di quello che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari. Il raccolto di castagne Made in Italy, con una qualità comunque ottima, rimarrà quest’anno inferiore ai 20 milioni di chili dello scorso anno, ben al di sotto delle medie storiche. Basti dire che nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era il triplo rispetto a quella attuale. 
Il castagno riveste peraltro un ruolo importante in molte aree collinari e montane del nostro Paese, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico.  La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago con l’habitat che risulta fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti. 
Anche per questo restano molto popolari le feste e le sagre dedicate a castagne e marroni in tutta la penisola. Con la frenata della produzione nel centro-sud, resta il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dall’ Albania.
Nel corso del 2015, nonostante la parziale ripresa della produzione nazionale, l’Italia ha importato oltre 32 milioni di chilogrammi di castagne (ne importavamo 6 milioni di chilogrammi nel 2010), spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori.
Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Non sono noti invece i dati relativi alle importazioni di farina di castagne, perché non esiste un codice doganale specifico, ma solo un codice relativo alla farina ottenuta da frutti di diverse tipologie. Serve pertanto l’introduzione di un codice doganale specifico per la farina di castagne, in modo da poterne monitorare i flussi e l’obbligo di etichettatura di origine per i derivati a base di castagne. Un modo per tutelare l’alta qualità della produzione made in Italy che conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo.

ARTICOLI CORRELATI