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Crescono le foreste in Italia ma è boom importazione legna (+25%)

15 Mag 2014
 
Con la crisi e l’elevato prezzo dei combustibili in Italia sono tornate le stufe e si sono riaccesi i  camini, con un aumento record del 25 per cento delle importazioni di legna da ardere nel 2013 rispetto all’anno precedente. E’ quanto  si rileva la  in occasione della conferenza stampa del Corpo forestale dello Stato sul tema “Evoluzione delle foreste italiane in un Paese che cambia” nell’evidenziare che il nostro Paese, con l’importazione di ben 3,8 miliardi di chili di legna da ardere nel corso di tutto il 2013, è diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere. 
 
Una dimostrazione evidente del ritorno di forme di riscaldamento che sembravano dimenticate dovuto al crescente interesse verso una forma di energia che è diventata competitiva dal punto di vista economico oltre ad essere più sostenibile dal punto di vista ambientale. Una tendenza dovuta in parte alla riapertura dei camini nelle vecchie case ed alla costruzione di nuovi ma anche ad una forte domanda di tecnologie più innovative nel comparto delle stufe a legna, delle caldaie e pellets dove l’industria italiana soddisfa oltre il 90 per cento delle domanda sul mercato interno mentre destina quasi un terzo della produzione nazionale alle esportazioni. 
 
 Il potenziale economico dei boschi italiani rimane ancora inespresso e il mercato del legno mostra una crescente dipendenza dall’estero perché l’offerta nazionale di legname risulta insufficiente anche a soddisfare la domanda delle industrie di trasformazione che sono dipendenti dall’estero per oltre il 70 % del materiale legnoso utilizzato. Servono scelte di gestione economica delle risorse forestali, che devono contemporaneamente riuscire a garantire  l’approvvigionamento di materie prime e prodotti forestali per le filiere industriali, lo sviluppo socio-economico delle popolazioni locali, la conservazione degli ecosistemi e il loro stato di salute e non ultima, anche la loro fruibilità turistica.
 
Federforeste pone un ulteriore riflessione sul fatto che  oltre l’86,6% della superficie forestale nazionale è sottoposta a forme di vincolo idrogeologico, ma solo il 15,7% dei boschi italiani (1,3 milioni di ettari) è sottoposto a una pianificazione di dettaglio, strumento fondamentale per garantire l’offerta di servizi ecosistemici in equilibrio con quella di prodotti commerciali come il legname ad uso industriale e la legna da ardere.
 

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