Non solo danni, con il maltempo di novembre è svolta nei boschi per il tartufo bianco con improvviso aumento delle nascite ed un calo tra il 15% ed il 25% dei prezzi che avevano raggiunto ad inizio del mese il massimo storico di sempre toccando i 6000 euro al chilo al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale.
Quando le speranze di buongustai e cercatori sembravano svanire, con il pregiato tubero che risultava introvabile, si è verificato un deciso cambiamento che ha favorito la crescita e le raccolte con immediati effetti sul prezzo del tartufo che è sceso in media sotto i 5000 euro al chilo su quotazioni non lontane da quelle degli ultimi anni come i 5000 euro nel 2012 o i 4500 euro al chilo del 2007 per pezzature medie attorno ai 20 grammi. Il Tuber magnatum Pico infatti si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione.
Il ridimensionamento delle quotazioni riguarda tutte le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo ancora in corso lungo tutto lo stivale che coinvolgono in Italia circa 200.000 raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti, per un business stimato attorno al mezzo miliardo di euro, tra fresco e trasformato. Si tratta di appuntamenti che rappresentano una ottima occasione per acquistare o assaggiarlo nelle migliori condizioni e ai prezzi più convenienti ma anche per difendersi dal rischio dell’inganno con la vendita di importazioni low cost spacciate per italiane.
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