Il forte impatto dei cambiamenti climatici è sempre più evidente e aggrava ulteriormente la vulnerabilità dell’Europa. Secondo l’UE, la convergenza di rischi multipli e simultanei che oltrepassano i confini nazionali richiede un cambiamento di mentalità a tutti i livelli. Pur prendendo atto dell’esistenza di misure specifiche settoriali, la prevenzione e la preparazione devono adattarsi e diventare multisettoriali e paneuropee ed operare su più livelli. Di conseguenza, attraverso la Raccomandazione C (2023) 400 della Commissione, dell’8 febbraio 2023, l’UE e gli Stati membri hanno individuato collettivamente cinque obiettivi, in materia di resilienza alle catastrofi, finalizzati ai settori nei quali è maggiore la necessità di rafforzare la resilienza dell’Europa alle catastrofi e alle crisi. I cinque obiettivi sono:
1 Prevedere: migliorare la valutazione dei rischi, la loro previsione e la pianificazione della gestione dei rischi di catastrofi;
2 Preparare: aumentare la consapevolezza e la preparazione della popolazione in materia di rischi;
3 Allertare: migliorare l’allerta rapida;
4 Rispondere: rafforzare i mezzi di risposta del meccanismo dell’Unione;
5 Proteggere: garantire un solido sistema di protezione civile.
La raccomandazione prende spunto da una serie di preoccupanti elementi legati per lo più ai cambiamenti climatici. Tra questi, l’aumento delle temperature in Europa, che è superiore alla media mondiale e che negli ultimi 30 anni rappresenta il valore più alto in assoluto, rispetto a quelli di qualsiasi altro continente. Tale tendenza al riscaldamento ha gravi conseguenze. Nel 2022 la siccità ha colpito quasi due terzi del territorio dell’UE, una circostanza che ha ridotto la portata dei fiumi, il livello dei bacini artificiali d’acqua e delle acque sotterranee, con ripercussioni sul settore energetico, e sull’approvvigionamento idrico, sulla salute, sui trasporti e sulla produzione agricola.
Le ondate di calore rappresentano un grave rischio per la vita e la salute umana. La stagione degli incendi del 2022 è al secondo posto della classifica degli incendi più gravi nell’UE e ha registrato un aumento del 250 % della media della superficie, che ha preso fuoco negli ultimi 17 anni.
Anche le alluvioni devastanti, che hanno colpito diversi paesi europei nel luglio del 2021, ci avvisano, drammaticamente, che i fenomeni meteorologici estremi provocano perdite di vite umane e causano perdite economiche significative.
Anche il degrado ambientale, causato dall’inquinamento, dalla deforestazione e da altre attività umane, aumenta la vulnerabilità degli ecosistemi e amplifica gli effetti dei cambiamenti climatici.
Le condizioni meteorologiche estreme aggravano la vulnerabilità sismica delle infrastrutture europee, tra queste: le infrastrutture di trasporto; gli ospedali; le stazioni antincendio; e gli impianti di produzione e di distribuzione di energia.
I cinque obiettivi trasversali individuati dall’UE intendono far fronte in modo congiunto e trasversale a questi rischi.
Più in dettaglio, in relazione al primo obiettivo (Prevedere), si intende migliorare, entro il 2030, la capacità di individuare e valutare i rischi di catastrofi che possono avere ripercussioni transfrontaliere e intersettoriali e utilizzare tali informazioni per rafforzare le attività di prevenzione delle catastrofi e di risposta alle stesse, come strategie mirate a:
– riduzione dei rischi,
– previsione delle catastrofi,
– pianificazione della gestione dei rischi,
– attività di risposta.
Per sostenere e monitorare l’attuazione di tale obiettivo, si dovrà migliorare la capacità di elaborazione di scenari, a livello di Unione. Recentemente la Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, ha portato a termine l’elaborazione dei 16 pericoli principali, ai quali l’Unione è esposta. Gli scenari dovrebbero orientare le successive attività di prevenzione e preparazione. Dopo il 2023 gli scenari dovrebbero essere costantemente aggiornati ed ampliati, in funzione delle necessità. Fondamentale è anche il miglioramento della valutazione dei rischi. La Commissione dovrebbe migliorare ulteriormente la panoramica sui rischi di catastrofi naturali e provocate dall’uomo. L’azione dell’Unione, relativa ai rischi di catastrofi, dovrebbe basarsi sulle valutazioni dei rischi nazionali, subnazionali e transfrontalieri, nel settore della protezione civile, così come sulle valutazioni dei rischi climatici. Per quanto riguarda il miglioramento della capacità di previsione, gli Stati membri e la Commissione dovrebbero rafforzare ulteriormente le attività di previsione e anticipazione dei rischi, oltre all’elaborazione di scenari, come: analisi prospettiche; esami basati su fatti concreti; ricerche, al fine di consentire l’individuazione precoce dei rischi e dei problemi e di sostenere l’adozione di misure di adattamento; prevenzione e preparazione a eventi catastrofici imminenti. Sul tema del miglioramento della pianificazione della gestione dei rischi, gli Stati membri dovrebbero garantire che le strategie, i piani di gestione dei rischi, a livello nazionale e subnazionale, seguano un approccio multirischio. Le strategie dovrebbero basarsi sulla cooperazione transfrontaliera e intersettoriale, e dovrebbero garantire l’adattamento, la prevenzione e la preparazione. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero tenere conto degli impatti dei cambiamenti climatici, degli effetti delle catastrofi e delle esigenze specifiche dei gruppi vulnerabili. Per migliorare la capacità della protezione civile di sviluppare azioni preventive, inoltre, le autorità di protezione civile degli Stati membri dovrebbero rafforzare le loro attività di prevenzione, compresa un’azione di «ricostruzione migliore» a seguito di catastrofi, al fine di conseguire un livello elevato di protezione contro altre eventuali catastrofi.
I 16 pericoli sulla base dei quali saranno elaborati opportuni scenari, relativi a catastrofi sono:
1)Terremoto; 2) Alluvione; 3) Ondata di calore/ondata di freddo; 4) Tempesta violenta; 5) Minacce sanitarie, comprese le pandemie; 6) Tsunami; 7) Eruzione vulcanica; 8) Incendio; 9) Blackout e interruzione dell’approvvigionamento energetico; 10) Effetti di un conflitto armato; 11) Effetti di un incidente di cibersicurezza; 12) Effetti di un attentato terroristico; 13) Emergenze industriali; 14) Inquinamento marino; 15) Emergenze nucleari; 16) Sfollamenti di popolazione in situazioni di emergenza.
Rispetto all’obbiettivo 2 (Preparare) è necessario aumentare la consapevolezza e la preparazione della popolazione in materia di rischi. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito ai rischi e una conoscenza sufficiente delle modalità di prevenzione delle catastrofi e di preparazione e risposta alle stesse, riducono notevolmente le conseguenze negative delle catastrofi.
Gli Stati membri dovrebbero intensificare l’impegno per quanto riguarda la comunicazione al pubblico, al fine di portare la prevenzione delle catastrofi e la risposta alle stesse nella vita quotidiana dei cittadini, e di promuovere l’impegno civico e iniziative volontarie, in relazione alla prevenzione delle catastrofi e alla risposta alle stesse. Per questo è necessario aumentare in modo significativo, entro il 2030, il livello di consapevolezza e preparazione della popolazione dell’Unione sul rischio di catastrofi. Per sostenere e monitorare l’attuazione di tale obiettivo, gli Stati membri dovrebbero sviluppare ulteriormente strategie di sensibilizzazione ai rischi e intensificare le azioni di sensibilizzazione in materia, al fine di garantire che il livello di consapevolezza dei rischi, nazionali e regionali, aumenti tra la popolazione. Entro il 2030 il 90 % della popolazione dell’Unione dovrebbe essere adeguatamente informata sui rischi di catastrofi nella propria regione. E’ inoltre necessario migliorare l’accesso del pubblico a informazioni sui rischi di catastrofi. Le autorità degli Stati membri dovrebbero garantire che la popolazione dell’Unione possa accedere facilmente alle informazioni sui rischi di catastrofi e sulle loro possibili ripercussioni, con una particolare attenzione delle esigenze specifiche dei gruppi vulnerabili e delle persone con disabilità.
Per aumentare la consapevolezza e l’adozione di misure di prevenzione dei rischi e di risposta agli stessi tra la popolazione, gli Stati membri dovrebbero fare in modo che la popolazione, compresi i gruppi vulnerabili e le persone con disabilità, diventi maggiormente consapevole delle misure di prevenzione dei rischi e delle azioni che possono intraprendere per far fronte alle catastrofi più comuni. Di conseguenza la percentuale della popolazione che adotta misure di prevenzione e preparazione dovrebbe aumentare. La Commissione dovrebbe sostenere le azioni di prevenzione dei rischi e di preparazione della popolazione degli Stati membri e integrarle con azioni pertinenti a livello di Unione.
Per rafforzare la cultura della prevenzione dei rischi tra la popolazione gli Stati membri dovrebbero garantire che nella popolazione migliorino le conoscenze in materia di prevenzione dei rischi; la fiducia nei confronti delle autorità di protezione civile competenti; e la comprensione della funzione della protezione civile, oltre a fare in modo che la popolazione sia in grado di valutare l’affidabilità delle informazioni sui rischi di catastrofi, e quindi anche di individuare fonti autorevoli, per quanto riguarda tali informazioni. Fondamentale è anche rafforzare l’impegno pubblico e la partecipazione dei volontari alla protezione civile.
La Commissione dovrebbe sostenere le azioni degli Stati membri, e integrarle con interventi pertinenti. Tra gli strumenti da sviluppare, assume importanza l’”Atlante europeo dei rischi”, per sensibilizzare i cittadini dell’UE in merito ai rischi principali cui sono soggetti sulla base di solidi dati scientifici, che sfati le fake news e combatta la disinformazione.
In merito all’obiettivo 3 (Allertare), si intende migliorare l’allerta rapida. I sistemi di allerta rapida dovrebbero essere regolarmente valutati e migliorati. È opportuno rafforzare le funzioni fondamentali dei sistemi di allerta rapida, quali: la previsione; il rilevamento; il monitoraggio dei pericoli e del loro impatto; e fare in modo che l’allerta della popolazione, compresi i gruppi vulnerabili, sia tempestiva e risulti di facile comprensione per tutti.
Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) dovrebbe sostenere proattivamente gli Stati membri e assistere le autorità della protezione civile con valutazioni d’impatto rapide e, su richiesta, per gli eventi rilevati o previsti. Occorre in tal senso,
migliorare, entro il 2030, l’efficacia e l’interoperabilità dei sistemi di allerta rapida nell’Unione, per consentire una risposta tempestiva ed efficace alle catastrofi ed evitarne o ridurne gli effetti negativi.
Per l’obiettivo n. 4 (Rispondere) si intende rafforzare i mezzi di risposta del meccanismo di protezione civile dell’Unione.
Il meccanismo dell’Unione dovrebbe essere rafforzato, con le tipologie e i quantitativi adeguati di risorse, per continuare a sostenere efficacemente gli Stati membri nella risposta a catastrofi, che superano le loro capacità nazionali.
Nel settore della risposta agli incendi, il meccanismo dell’Unione dovrebbe essere in grado, quanto meno, di rispondere:
• alle esigenze di sei Stati membri contemporaneamente, per un massimo di sette giorni con mezzi aerei di lotta agli incendi boschivi,
• alle esigenze di quattro Stati membri, utilizzando mezzi di terra di lotta agli incendi, per un massimo di 14 giorni.
• con squadre di consulenza e valutazione antincendio a due richieste simultanee di assistenza
I mezzi di risposta agli incendi dovrebbero aumentare considerevolmente con l’approvvigionamento di 9 elicotteri nel periodo 2023-2026 e di 12 aeromobili a partire dal 2026 all’interno della flotta permanente di rescEU. Sebbene rescEU offra una rete di sicurezza più ampia, gli Stati membri devono, da parte loro, continuare a investire a livello nazionale nei loro mezzi di risposta, in personale addestrato e in misure di prevenzione degli incendi.
Nel settore della risposta alle alluvioni, il meccanismo dell’Unione dovrebbe essere in grado, quanto meno, di rispondere:
• a un evento alluvionale, che interessa almeno tre Stati membri contemporaneamente, che hanno esaurito le loro risorse, in termini di mezzi di risposta nazionali;
• con la capacità, quanto meno, di pompare almeno 20 000 m3 di acqua/ora, fino a un massimo di 21 giorni.
• di garantire il contenimento delle alluvioni, la gestione dei rifiuti, la valutazione delle dighe e le operazioni di ricerca e soccorso, in caso di alluvioni.
Nel settore della risposta con operazioni di ricerca e soccorso, il meccanismo dell’Unione dovrebbe essere in grado, quanto meno, di effettuare:
• operazioni di ricerca e soccorso in almeno quattro Stati membri, simultaneamente, in contesti diversi e soggetti a tipi diversi di catastrofi.;
• operazioni di ricerca e soccorso per 24 ore al giorno, per 7 giorni, in condizioni urbane medie;
• operazioni di ricerca e soccorso, per 10 giorni, in condizioni urbane difficili;
• specifiche operazioni di ricerca e soccorso in montagna, e all’interno di grotte, nonché utilizzare esperti, nei settori della vulcanologia, della sismologia, della valutazione delle dighe e dell’ingegneria strutturale.
Nel settore della risposta agli incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari, il meccanismo dell’Unione dovrebbe essere in grado, quanto meno, di rispondere simultaneamente, qualora la decontaminazione possa essere effettuata con acqua:
• alle richieste di decontaminazione provenienti da tre Stati membri, per almeno 14 giorni consecutivi, per un totale di 500 persone, tra cui 50 feriti, 15 000 m2 di superfici esterne e 200 m2 di superfici interne l’ora,
• compresa la capacità di decontaminare apparecchiature cruciali o elementi di prova.
Inoltre, il meccanismo dell’Unione dovrebbe essere in grado, quanto meno, di rispondere simultaneamente alle richieste di monitoraggio radiologico e nucleare, presentate da due Stati membri, per almeno 10 giorni consecutivi, per un totale di 100 persone, 10 veicoli, 10 000 m2 di superficie esterna e 1 000 m2 di superficie interna, l’ora. Al tempo stesso, il meccanismo dell’Unione dovrebbe garantire di essere in grado di fornire consulenze specifiche, in materia di incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari, con sostegno in loco o a distanza.
Nel settore della risposta sanitaria d’emergenza, il meccanismo dell’Unione dovrebbe essere in grado, quanto meno, di rispondere simultaneamente alle richieste di tre Stati membri per fornire risposta:
• alla necessità di curare per almeno 2 settimane un totale di 800 pazienti ambulatoriali al giorno, tramite squadre mediche di emergenza di tipo 1 (EMT1);
• con moduli di assistenza ambulatoriale di emergenza, creazione di sale operatorie per un totale di 60 pazienti ricoverati, tramite squadre mediche di emergenza di tipo 2 (EMT2);
• con moduli per chirurgia di emergenza in ambito ospedaliero;
• effettuare 45 interventi chirurgici di entità minore al giorno, per 2 settimane;
• rispondere, simultaneamente, alle richieste di evacuazione medica, provenienti da cinque Stati membri, con una capacità totale di 24 pazienti, sottoposti a terapia intensiva;
• 200 pazienti non sottoposti a terapia intensiva al giorno;
• 6 pazienti altamente infettivi al giorno, per un massimo di 14 giorni;
• alle richieste di analisi di laboratorio, presso stazioni mobili, presentate da tre Stati membri, comprese le potenziali capacità nel settore chimico, biologico, radiologico e nucleare, con una capacità totale di 150 campioni al giorno, per un periodo massimo di 14 giorni.
In merito all’obiettivo n. 5 (Proteggere), si intende garantire un solido sistema di protezione civile. Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) e le autorità di protezione civile degli Stati membri dovrebbero continuare a rafforzare la loro continuità operativa. Il meccanismo dell’Unione dovrebbe sostenere lo svolgimento di prove di stress, per mettere a prova la continuità operativa dei centri operativi di emergenza e collaborare con gli Stati membri sul seguito dato agli insegnamenti tratti e alle raccomandazioni. Si intende garantire, entro il 2027, la continuità operativa dell’ERCC e delle controparti della protezione civile, negli Stati membri, e mantenere le loro funzioni principali, anche in circostanze gravi: scenari di catastrofi con impatti intersettoriali e transfrontalieri a cascata; catastrofi concomitanti e ricorrenti; emergenze prolungate; nuovi rischi di catastrofi emergenti.
In questo contesto generale, inoltre, bisogna identificare un ruolo importante anche per le assicurazioni. Ad oggi, infatti, le perdite e i rischi vengono segnalati e gestiti in modo inadeguato. La valutazione della Commissione ha individuato come priorità fondamentale il ruolo dei prodotti assicurativi e finanziari nel coinvolgere il settore privato nell’adattamento e nell’attenuazione dei rischi di catastrofi. L’assicurazione dei rischi climatici varia notevolmente tra gli Stati membri. In una prima fase, sarebbe utile raccogliere informazioni sull’approccio adottato in ciascuno Stato membro, in relazione ai meccanismi assicurativi pubblici. Un prerequisito per l’assicurazione privata, per i rischi climatici, è la sufficienza e la solidità dei dati, per mettere gli assicuratori nella posizione di costruire proiezioni sul clima e per consentire una valutazione e un prezzo accurati di tali rischi.
Inoltre, non agire con urgenza sui rischi, porterà a conseguenze diverse, perché le regioni possono essere colpite in modo diverso, in base alla loro posizione, al clima, alla popolazione, al sistema legale, e alla posizione geografica.
Esiste un chiaro divario nord-sud nella distribuzione regionale delle perdite di benessere. Le regioni meridionali hanno perdite di benessere maggiori, rispetto a quelle del nord Europa, e quindi il cambiamento climatico potrebbe aumentare le future disparità intraregionali e colpire diversamente anche i settori delle regioni.
Il cambiamento climatico può anche influenzare pesantemente le comunità che dipendono dalle risorse naturali per il loro sostentamento. Il livello economico e l’età mostrano maggiori e vulnerabilità ai rischi climatici, per la salute, ed è evidente una maggiore incidenza nell’Europa meridionale, a causa di percentuali più elevate di persone anziane, e a basso reddito, che sono particolarmente vulnerabili.
Per quanto concerne, in ultimo, l’organizzazione e gli adempimenti, ogni Stato membro è chiamato a redigere un elenco dei «Soggetti critici» individuati e ad adottare una strategia per rafforzare la loro resilienza. La strategia definisce gli obiettivi e le misure, per conseguire e mantenere un livello elevato di resilienza, da parte dei soggetti critici, e contempla almeno i seguenti settori:
1. Energia; 2. Trasporti; 3. Settore bancario; 4. Infrastrutture dei mercati finanziari; 5. Salute; 6. Acqua potabile; 7. Acque reflue; 8. Infrastrutture digitali; 9. Enti della pubblica amministrazione; 10. Spazio; 11. Produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti.
Si ritiene che la raccomandazione dell’UE e i conseguenti obiettivi siano coerenti con la necessità di far fronte alle sempre più frequenti emergenze che interessano i territori, specie per quanto riguarda gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Ci si aspetta che le indicazioni europee non restino un esercizio di stile e che l’adeguamento delle capacità di risposta alle catastrofi riesca ad incidere positivamente sulla sicurezza delle popolazioni e sui diversi comparti economici, tra i quali spicca, per evidente maggiore esposizione ad alcune dinamiche, quello agricolo. Si sottolinea, al proposito, l’indispensabile ruolo di presidio territoriale del comparto e il supporto storicamente assicurato dagli agricoltori sia ai sistemi di allarme rapido sia alle operazioni di soccorso ed assistenza effettuate dalle strutture della protezione civile.
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