Il 6 e 7 settembre u.s. si è svolto un convegno dal titolo “Mitigazione del cambiamento climatico: il contributo di agricoltura e foreste”. L’evento è stato organizzato dalla Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali (FIDAF) in collaborazione con AISSA, CONAF, CREA, ENEA e ISPRA.
Articolato in due sessioni pomeridiane nella prima giornata e tre sessioni nell’arco della seconda giornata. L’evento si è svolto in modalità ibrida (in presenza, presso L’Aranciera dell’Orto Botanico di Roma, e da remoto).
L’evento è stato caratterizzato da numerosi interventi tecnici sul contributo che il settore agroforestale può offrire nell’ambito delle strategie di mitigazione climatica.
L’agricoltura, con inclusa la zootecnia, infatti, viene spesso indicata come un’importante fonte di emissione di gas climalteranti, anche se i dati, resi disponibili dalle organizzazioni internazionali (IPCC, FAO) e nazionali (ISPRA), indicano un contributo meno rilevante rispetto a quello di altre attività umane. Rimane comunque prioritario agire in ottemperanza alle politiche comunitarie e nazionali per mitigare il contributo del settore primario (produzione agricola, uso del suolo e cambiamento di destinazione d’uso del suolo) all’effetto serra ed al cambiamento climatico. Mentre per qualsiasi altro settore, infatti, possiamo solo immaginare un contenimento delle emissioni di gas climalteranti, per il settore primario possiamo promuovere anche un aumento della rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera mediante la fotosintesi clorofilliana e la conseguente produzione di biomassa e l’azione di sequestro operata dai suoli agricoli e forestali. Il contributo negativo (emissioni) dell’agricoltura e delle foreste all’effetto serra ed al riscaldamento globale, può, dunque, essere mitigato agendo su entrambi i membri dell’equazione, diminuendo le emissioni di gas serra e/o aumentando la cattura di anidride carbonica atmosferica operata dalle piante e dai suoli agricoli e forestali.
Nell’ambito dell’iniziativa sono stati presentati interessanti dati che dimostrano, da un lato, che i modelli di produzione agricola nazionali presentano delle performance emissive ben al di sotto delle medie europee e mondiali, e, dall’altro lato, come sia possibile promuovere un contributo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica attraverso un maggiore sostegno a tutte le attività agroforestali in grado di generare assorbimenti di carbonio (carbon sink). Lo sviluppo ed il sostegno di quest’ultima prerogativa, pressoché esclusiva (le tecniche di stoccaggio fisico della CO2, alternative ai carbon sink “biologici”, sono ancora troppo costose) del settore agroforestale, non costituisce più una opzione ma, in virtù degli stringenti obiettivi della politica climatica europea, una necessità. Il sostegno alle attività agroforestali che concorrono agli assorbimenti stabili del carbonio nel suolo, nelle piante e nei prodotti del legno, infatti, sono sempre più al centro delle strategie europee (carbon farming, revisione regolamenti ESR e LULUCF e Strategia Farm to Fork) ed è previsto un impulso in termini tecnici (messa a punto di sistemi di contabilizzazione applicabili a livello di impresa agricola) sia in termini di finanziamento, includendo nella partita il settore privato (armonizzazione dei mercati volontari del carbonio). Tra i numerosi spunti offerti dagli autorevoli partecipanti al convegno, meritano una citazione i dati presentati dalla FAO sugli impatti climatici dell’agricoltura a livello internazionale, dai quali si evince come la maggior parte (poco meno di un terzo) degli impatti complessivi (e questo è particolarmente vero in Italia) sia spostata sulle fasi a valle della produzione agricola (filiera di trasformazione e commercializzazione). Interessante anche l’intervento della rappresentante della DG Clima della Commissione Europea, l’italiana Valeria Forlin, che ha confermato l’intenzione dell’UE di apportare, in attuazione del processo denominato Fit for 55%, sostanziali modifiche alla normativa attuale, attraverso l’emanazione di un regolamento specifico sul settore cosiddetto “Agricolture, Forestry and Other Land Use” (AFOLU), nell’ambito del quale le emissioni del settore agricolo potranno essere finalmente compensate dagli assorbimenti prodotti dal settore del cambiamento d’uso del suolo (LULUCF). Anche il Carbon farming si evolverà in direzione di un maggiore sostegno alla diffusione di pratiche agricole sostenibili per il clima. Sul fronte dei mercati volontari del carbonio, ambito in cui attualmente persistono difficoltà di valorizzazione degli assorbimenti prodotti a livello nazionale per il problema della “doppia contabilizzazione” e per una eccessiva frammentazione degli standard disponibili, l’Ue ha intenzione di proporre nuove norme armonizzate, chiamando finalmente in causa anche gli Stati membri, per assicurare, attraverso una validazione “istituzionale” dei meccanismi di questo mercato, un adeguato supporto agli assorbimenti tramite l’ingresso nel sistema di capitale privato, ovvero di investimenti compensativi che possano finalmente essere indirizzati verso gli assorbimenti di carbonio prodotti dalle imprese agroforestali nazionali. Come è stato opportunamente e dettagliatamente testimoniato, inoltre, un grande contributo in termini di mitigazione climatica – ma anche sul piano dell’autosufficienza energetica – può e deve venire dalla produzione di fonti rinnovabili sostenibili, come il biogas ed il biometano, ottenuti valorizzando i reflui zootecnici e tutti i sottoprodotti di origine agricola.
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