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Carta d’identità del legno. Ora si può fare

18 Gen 2018

 La tecnica isotopica in grado di identificare la provenienza di vino, olio d’oliva e formaggio è stata per la prima volta sperimentata con successo anche per il legno. Una notizia che dal punto di vista dell’attività di ricerca ha di che entusiasmare, ancor più  per chi come Federforeste da  sempre si batte per valorizzare l’italianità del legno. Tutto nasce dalla brillante ricerca messa in campo dalla trentina Fondazione Mach con il contributo della Fondazione Caritro che ha elaborato un metodo di ricerca scientifico basato sull’analisi dei rapporti isotopici in grado di identificare la provenienza del legno scendendo a livello di ogni singola valle della regione. Per oltre un anno il Dr. Yuri Gori inserito nell’Unità Operativa tracciabilità della Fondazione Edmun Mach retto dalla Dr.ssa Federica Camin ha effettuato puntuali campionamenti in 150 diversi siti raggiungendo così un livello di cappillarità identificativa veramente degna di attenzione.

Gli scenari che si aprono a fronte di tale importante lavoro sono innumerevoli se si pensa ad un ribaltamento dell’esperienza trentina a livello nazionale e ancor più al contributo che ne deriverebbe nel contrasto ai tagli illegali di legname in svariate parti del mondo che poi viene immesso sul mercato senza alcun controllo. E ancor più in termini di certificazione forestale e di standard di conformità  e di gestione dei boschi e ancora come elemento probante per differenziare a livello di mercato il prodotto finito a seconda dell’area di provenienza e delle peculiarità di quel luogo. 
Sono quindi molte le opportunità che tale ricerca mette a disposizione del settore forestale e pensare ad una vera e propria carta d’identità non è più fantascienza ma una concreta possibilità. Il settore saprà cogliere l’occasione?

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