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La Cina impone il disboscamento per le sue necessita’ agricole – “Le Monde” (Francia

6 Lug 2023

Da Agrapress – Rassegna Stampa Estera – n.165 del 06/07/2023

Nel 1999, partecipando alla conferenza di Bonn sui cambiamenti climatici, la Cina si era impegnata a promuovere il rimboschimento, in particolare trasformando i terreni agricoli in foreste, nell’ambito di un programma battezzato in inglese “Grain for Green”. Con successo: dal 1990 al 2020 la copertura forestale e’ passata da 157 milioni a 220 milioni di ettari.

Oggi assistiamo al fenomeno opposto. Ovunque nel paese, si disbosca per piantare cereali. A poche decine di chilometri a nord di Chengdu, nel villaggio di Panlong, a meta’ giugno una ruspa sradicava gli ultimi arbusti. I bambu’ sono gia’ a terra. Tutt’intorno fa la sua comparsa il mais. Chiamato dai residenti preoccupati nel vedere uno straniero che scatta foto, il responsabile del villaggio ci spiega: “I bambu’ non portano nulla. Il mais, dal canto suo, paga”. (…)

Questa politica [del passare dal verde al grano] e’ nazionale. (…)

E’ nello Yunnan, nell’estremo sud-ovest del Paese, che il programma sembra essere piu’ intenso, con la trasformazione nel 2022 e 2023 da parte della universita’ agricola dello Yunnan di oltre 45.000 ettari di colline boscose in terrazzamenti destinati alla coltivazione di riso di montagna. Queste iniziative locali rispondono all’ambizioso obiettivo di Pechino: aumentare di 50 milioni di tonnellate quest’anno la produzione di cereali, che nel 2022 ha raggiunto i 686 milioni di tonnellate.

La Cina, che all’inizio del secolo copriva piu’ del 93% del suo fabbisogno alimentare, ne produce solo il 65%, e questa cifra potrebbe scendere al 50% nel decennio a venire, a causa in particolare dell’evoluzione dei consumi. Dal 2019 e’ addirittura diventato il principale importatore mondiale di prodotti agricoli, principalmente da Brasile, Stati Uniti, Canada, Australia e Ucraina: un Paese amico, un Paese in guerra e tre concorrenti che potrebbero, un giorno, utilizzare l’arma alimentare come sanzione contro Pechino. Per questo il presidente cinese, Xi Jinping, invita regolarmente i cinesi a “tenere piu’ saldamente la ciotola di riso tra le mani”, vale a dire a dipendere meno dall’estero. (…)

In un punto di vista sorprendentemente critico pubblicato dal China Daily l’8 giugno, Wenjin Long e Shenggen Fan, due esperti della China Agricultural University, affermano che c’e’ un “urgente bisogno di ripensare” la conversione dei terreni non cerealicoli. Riconoscono che cio’ ha “effetti negativi”, come una minore diversificazione della produzione e un reddito inferiore per le entita’ agricole. Perche’, a che pro trasformare giardini e boschi in campi se non c’e’ chi li coltiva? Dei 450 milioni di contadini ufficialmente censiti, piu’ di 290 milioni – i piu’ giovani – sono infatti emigrati in citta’. La trasformazione del legno in campi di cereali, non rispettando ne’ la natura ne’ il lavoro degli agricoltori, potrebbe rendere l’agricoltura ancora meno attrattiva e portare quindi all’effetto opposto al risultato voluto. [Frederic Lemaitre, quotidiano – a cura di agra press] 27:06:23/00:00

E pensare che in Italia qualcuno parla di deforestazione!

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