Un’eccessiva e non gestita presenza di lupi rende impossibile, infatti, l’allevamento allo stato brado, che rappresenta un’attività agricola fortemente orientata alla valorizzazione ed alla tutela della biodiversità. I sistemi di prevenzione normalmente adottati, ad esempio con recinti o cani addestrati, per evitare i danni agli armenti si rivelano, se pur costosi e con molte controindicazioni, spesso inefficaci, specie per le ampie aree destinate al pascolo brado estivo.
Si è , quindi, rappresentato la necessità di salvaguardare le attività agricole zootecniche e forestali e di operare in termini di prevenzione. In tale prospettiva, è stata espressa contrarietà alla ipotesi di limitare la modalità del pascolo brado e semi-brado, che rischia di condurre alla penalizzazione delle attività di allevamento estensive che rispondono ad un modello di sostenibilità. E’, infatti, noto come la presenza di allevamenti estensivi al pascolo consenta la tutela di habitat fondamentali per la sopravvivenza di molte specie e come le pratiche di allevamento abbiano come effetto positivo lo sviluppo delle aree marginali.
Al contempo, è necessario avviare un iter legislativo finalizzato a modificare l’attuale sistema di accertamento e di risarcimento dei danni da fauna selvatica, dovendo considerare le attuali difficoltà delle imprese ad accedere ai risarcimenti dovuti.
Nell’ambito della discussione, è stata evidenziata, ancora, la necessità di procedere ad una rilevazione precisa della presenza del lupo sul territorio, avvalendosi delle più innovative metodologie di monitoraggio della specie, per quantificare esattamente l’entità del problema nei diversi areali regionali, in quanto i dati riportati nel Piano, facendo riferimento a rilevazioni effettuate dal 2006 al 2011, sono sottostimati.
Al fine di modulare e combinare diversamente le misure di prevenzione in relazione al tasso di rischio effettivo, si è richiesto una mappatura delle zone classificate con presenza permanente del predatore, nelle quali applicare adeguate misure di prevenzione ed eventualmente di deroga, distinguendo le aree in cui la predazione è avvenuta più volte nel corso di due anni, rispetto alle zone in cui il rischio di predazione è minore.
Il Ministero dell’ambiente, sulla base delle osservazioni formulate, ha dichiarato la propria disponibilità a modificare ed integrare il Piano che sarà presentato al Comitato nazionale per la biodiversità ed, infine, sottoposto alla Conferenza Stato Regioni per la ratifica definitiva.
L’Unione Montana di Comuni delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone si appresta a certificare, ...
Si apprende che Il Ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrig...
LegnoNordOvest è un servizio informativo sulla disponibilità di lotti boschivi, di arboricoltura ...
La direttiva (UE) 2023/2413 (c.d. RED III) che modifica la direttiva (UE) 2018/2001, il regolamento...